Cronaca

Blitz antimafia, si stringe il cerchio attorno al boss Matteo Messina Denaro

Pubblicato da
Domenico Coviello

Avrebbe agevolato i contatti con il boss Matteo Messina Denaro. Questa una delle accuse a Paolo Liga, nipote del boss mafioso di Bagheria, Pino Scaduto. L’uomo è stato sottoposto a fermo. Liga sarebbe diventato il tramite tra Cosa nostra palermitana e quella trapanese. Sei in tutto i fermati nell’ultimo blitz antimafia a Bagheria da parte dei carabinieri.

La notizia è riportata da Repubblica.it. Assieme a Liga sono stati fermati Salvatore Farina, Giuseppe Sanzone, Claudio De Lisi e suo fratello Riccardo De Lisi, e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote di Scaduto. La donna, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, partecipava attivamente alla raccolta illecita del denaro attraverso le estorsioni.

ESTORSIONI E UN ARSENALE IN FAMIGLIA

Paolo Liga, sempre secondo le indagini, custodiva anche l’ “arsenale” di armi della famiglia e si occupava personalmente di estorsioni alle ditte di Bagheria. Il provvedimento di fermo di indiziato di delitto è stato emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Palermo. I reati contestati sono, a vario titolo, di tipo mafioso ed estorsione aggravata ai danni di imprenditori e commercianti. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Liga era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento, ne custodiva e gestiva l’arsenale insieme a Salvatore Farina: pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa. Ed era sempre Liga che gestiva le estorsioni coordinando gli altri affiliati e sottoposti, tra i quali i fratelli Claudio e Riccardo De Lisi.

UN ALTRO DURO COLPO AI BOSS

Tra le varie situazioni è emerso che un intermediario finanziario era stato costretto a cedere la propria automobile come pagamento di un’estorsione di 50.000 euro che sarebbe stata chiesta da Liga e dai fratelli De Lisi. Le indagini dei carabinieri di Bagheria, che hanno dato al blitz il nome di “Legame”, si sono avvalse di servizi di osservazione, pedinamenti e dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che in passato avevano occupato ruoli apicali nel mandamento di Bagheria. Lo scorso ottobre i carabinieri avevano già inferto un duro colpo alla cosca di Bagheria. I carabinieri del comando provinciale diretto dal colonnello Antonio Di Stasio avevano arrestato 16 persone, il nuovo gruppo dirigente del mandamento mafioso di Bagheria che continuava a imporre estorsioni a commercianti e imprenditori. E nessuno in quell’occasione denunciò.

IL PADRE CHE VOLEVA LA FIGLIA MORTA 

Il boss Pino Scaduto era tornato in carcere con quel blitz dopo appena sei mesi di libertà. E dalle intercettazioni è emerso che voleva uccidere la figlia perché aveva intrecciato una relazione con un maresciallo dei carabinieri. Aveva chiesto al figlio di uccidere la sorella, ma il giovane si era rifiutato, non per tanto per l’orrore di uccidere la sorella quanto per i guai in cui si sarebbe ritrovato. Diceva infatti a un amico: “Io non lo faccio, il padre sei tu e lo fai tu… io non faccio niente… mi devo consumare io? Consumati tu, io ho trent’anni, non mi consumo”.

LEGGI ANCHE: MAFIA, IL BOSS ORDINA AL FIGLIO: “UCCIDI TUA SORELLA, STA CON UN CARABINIERE…”. MA IL RAGAZZO SI RIBELLA

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

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Domenico Coviello

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