Questa settimana la rubrica di Velvet News “Un libro sul comodino di…” ospita lo scrittore, sceneggiatore e regista romano Federico Moccia. L’autore di Tre metri sopra il cielo sta leggendo, anzi rileggendo, Il piacere di Gabriele D’Annunzio. Essendo stato nominato infatti Presidente del Premio d’Annunzio, Moccia vuole arrivare preparato all’evento, rileggendo l’opera che ha reso D’Annunzio una delle più grandi voci letterarie del nostro Novecento
Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, Scusa ma ti chiamo amore sono tutti romanzi che, con le loro rispettive riduzioni cinematografiche, hanno reso celebre lo scrittore romano Federico Moccia. Già regista e sceneggiatore affermato, Moccia diventa l’autore più letto dal pubblico dei giovanissimi lettori. Il suo esordio narrativo, Tre metri sopra il cielo, in particolare, all’inizio non accettato da nessuna casa editrice, pubblicato prima a sue spese e poi ripubblicato da Feltrinelli, diventa un caso letterario di forte risonanza; tiene attaccati alle pagine un folto pubblico di giovanissimi lettori e viene tradotto in tutto il mondo. Anche il film che ne viene tratto ottiene grande successo e, soprattutto, porta sul grande schermo il giovane e bello Riccardo Scamarcio, divenuto oggi un celebre attore.
Sul comodino di Federico Moccia c’è un libro molto raffinato, una delle opere emblematiche del Novecento letterario italiano, Il Piacere di Gabrielle D’Annunzio, edito per la prima volta dall’editore Treves nel 1889. Quando gli chiediamo perchè ha scelto questa lettura, lo scrittore risponde: “Sto rileggendo Il Piacere di Gabriele D’Annunzio perchè sono stato nominato Presidente di giuria del Premio d’Annunzio e mi piace arrivare preparato dopo aver letto l’opera che ha consacrato D’Annunzio uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi”. Il Premio internazionale di narrativa e poesia Gabriele D’Annunzio, giunto ormai alla sua sesta edizione, si terrà nel mese di settembre a Città Sant’Angelo a Pescara.
Il Piacere è anche l’opera emblema del decantentismo italiano, in sintonia con le soluzioni narrative a cui erano giunti Oscar Wilde con Il ritratto di Dorian Gray o Huysmans con A rebours. Ed è anche un’opera da cui emerge dirompente una scrittura raffinatissima, resa luminosa da una patina aulicizzante, dove la parola stessa diventa costruzione artistica sublime, andando oltre i contenuti. Per questo Moccia ci dice che, rileggendolo, gli sembra di essere tornato ai tempi della scuola, quando studiava le opere letterarie, saltando tra il testo e le note di spiegazione. Telefonicamente Moccia ci legge addirittura con nostro grande piacere un passo del testo, comprensivo di note, rivelando la sua stima per questo grande libro. Infine conclude: “Trovo molto bello questo libro perchè sento la musica nelle sue parole”.
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