Sono state spese molte parole negli ultimi giorni su Andreas Lubitz, il pilota che ha volutamente portato a schiantarsi un aereo pieno di adulti e ragazzi poco meno di una settimana fa sulle Alpi francesi.
Il nome invece poco citato è stato quello del capitano Patrick Sonderheiner. Era lui che stava pilotando l’aereo con Lubitz. Lui è l’uomo che gli investigatori francesi dicono di aver sentito chiedere ed urlare più volte a Lubitz di farlo rientrare nella cabina di pilotaggio. Lui che ha cercato, invano, di fermare un gesto folle.
Una trascrizione delle registrazioni vocali della scatola nera ha rivelato i momenti finali del volo. La conversazione è stata pubblicata nel quotidiano tedesco Bild e rivela 20 minuti di colloquio in cui Lubitz sollecita Sonderheiner ad usare la toilettes, così da non doverlo fare a Barcellona. E una volta che il capitano decide di allontanarsi, Lubitz si chiude prontamente all’interno estromettendo chiunque, all’infuori di se stesso, dal controllo del veivolo.
Si sente inizialmente il capitano Patrick Sonderheiner chiedere pacatamente di rientrare, incalzando poi i toni fino a gridare al copilota: “Apri questa maledetta porta!”.
Il ventisettenne Andreas Lubitz, non risponde. L’aereo inizia a scendere, prima lentamente , poi con maggiore velocità. Sondheimer comincia a dare forti colpi alla porta. Si presuppone, dalle registrazioni, che abbia preso un’ascia e abbia cercato disperatamente di sfondare la porta, sigillata elettronicamente dall’interno.
Lubitz continua ad ignorarlo, anche dopo che le urla del pilota cominciano ad accompagnarsi alle grida dei passeggeri terrorizzati. Il suono di Patrick che cerca di irrompere nella cabina può essere sentito fino al termine della registrazione, quando l’aereo si schianta, alle 10:40, colpendo con l’ala destra la montagna e uccidendo tutte le 150 persone a bordo.
Si è appreso solo dopo la tragedia lo stato psicologico di Lubitz: depresso, con tendenze suicide da anni. Andreas era un pilota che da tempo accarezzava l’idea di ammazzarsi ed era in cura per questo ma Lufthansa, la sua compagnia aerea, non lo sapeva.
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Così come non poteva saperlo il capitano Patrick Sonderheiner che ha cercato di salvare i passeggeri e l’equipaggio del volo Germanwings fino all’ultimo istante. Sondheimer era un pilota esperto che aveva speso più di 6000 ore di volo su velivoli A320. Aveva volato con Lufthansa per dieci anni e si era unito a Germanwings nel 2014. Ma Patrick Sonderheiner era anche un padre di famiglia di due figli. Eppure su di lui mancano informazioni, foto e prime pagine. Si tende a parlare più del “lato oscuro” e della depressione che, arrivata alle condizioni più estreme ha portato all’omicidio/suicidio, ma non si parla di chi ha tentato in tutti i modi di scongiurare quella tragedia.
È dunque doveroso ricordare il capitano Patrick Sonderheiner, e non solo lui. Un pensiero va anche all’intero equipaggio del volo Germanwings che, celando la paura di chi ha piena coscienza del rischio, ha mantenuto la calma, tranquillizzando i passeggeri e invitandoli ad allacciare le cinture per la loro sicurezza. L’illusione di una sicurezza mai arrivata.
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