Mentre Firenze, con una veglia di preghiera nella Basilica di San Lorenzo, abbraccia di nuovo la famiglia di Niccolò Ciatti, stasera 7 settembre, c’è il rischio di una beffa amarissima nella vicenda giudiziaria del giovane fiorentino di 22 anni pestato a morte in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna, la notte del 12 agosto scorso.
Lo scrive sulla Nazione di Firenze Stefano Brogioni. Dalla Spagna, dove i genitori e la sorella di di Niccolò sono rappresentati da un avvocato, giunge notizia di un ricorso presentato dal legale dell’imputato, il ceceno Rassoul Bissoultanov, per decidere sulla sussistenza delle esigenze cautelari a carico del ventenne, residente a Strasburgo. Altri due suoi compari, entrambi ceceni, co-protagonisti della violentissima aggressione che ha portato alla morte di Ciatti, furono, come è noto, rimessi in libertà poco dopo l’arresto, a dispetto delle immagini delle telecamere che ripresero la scena della violenza e fecero il giro del mondo.
PERCHE’ L’ITALIA NON CHIEDE L’ESTRADIZIONE?
L’udienza per l’eventuale rimessa in libertà di Bissoultanov è attesa nei prossimi giorni, presso un organismo equivalente al nostro tribunale della libertà, a Girona. I genitori di Niccolò hanno in programma di tornare in Spagna, per fare il punto sull’indagine condotta sinora dai Mossos d’Esquadra (la polizia della Catalogna). Ci sono tanti aspetti ancora da chiarire, alla base anche dello sfogo di pochi giorni fa di Luigi Ciatti, il padre di Niccolò, che, prendendo spunto dai fatti di Rimini, si è interrogato sul perché anche l’Italia non chieda l’estradizione degli implicati nell’omicidio di suo figlio, così come la Polonia ha fatto per gli stupratori di Rimini.
LA DISCOTECA SUBITO RIAPERTA COME SE NIENTE FOSSE
A Lloret de Mar, intanto, la discoteca St. Trop’s, dove avvenne il pestaggio, funziona come se niente fosse: ha riaperto pochissimi giorni dopo l’assassinio. Eppure, in quei lunghi e interminabili secondi di pestaggio deliberato, costati la vita di Niccolò, non c’è stato l’intervento degli addetti alla sicurezza che, se venisse confermato quanto riportato dalla stampa spagnola, erano soltanto nove, quella sera. Si parla di responsabilità differenti rispetto alla violenza assassina registrata dalle telecamere di sicurezza, ma proprio per non tralasciare nessuno aspetto, anche la magistratura italiana sta svolgendo, con i carabinieri del Ros, una propria indagine parallela rispetto a quella dei colleghi catalani. Nel frattempo, sottolinea La Nazione, prosegue anche la raccolta firme per sensibilizzare il governo italiano e stimolarlo a non dimenticarsi di questo dramma e della famiglia Ciatti, anche con una presenza istituzionale ai processi in Spagna.
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