
La Cassazione chiude il caso della strage di Erba: ergastolo confermato per Olindo e Rosa
La strage di Erba ha rappresentato un capitolo tragico della cronaca nera italiana, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva. L’11 dicembre 2006, questo brutale omicidio ha portato alla morte di quattro persone, tra cui un bambino di soli due anni. Dopo quasi 20 anni di battaglie legali, la Cassazione ha chiuso definitivamente il caso, respingendo l’istanza di revisione del processo presentata dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati all’ergastolo.
la decisione della cassazione
Il 25 marzo 2023, i giudici della Corte Suprema hanno motivato la loro decisione affermando che le nuove prove fornite dalla difesa erano «mere e astratte congetture». Questi elementi non erano sufficienti a mettere in discussione le solide basi della condanna. Il Procuratore generale Giulio Monferini ha evidenziato come le dichiarazioni del sopravvissuto Mario Frigerio, le confessioni iniziali di Olindo e Rosa, e le tracce ematiche raccolte sulla scena del crimine costituiscano prove inconfutabili.
Le vittime della strage di Erba includono:
- Raffaella Castagna, 30 anni
- Youssef Marzouk, 2 anni
- Paola Galli, 56 anni
- Valeria Cherubini, 55 anni
Mario Frigerio, marito di Valeria, è sopravvissuto all’attacco, ma è deceduto nel 2014. Le sue testimonianze sono state ritenute fondamentali, sebbene la difesa abbia cercato di metterne in discussione l’attendibilità, sostenendo che fossero influenzate da fumi tossici.
le confessioni e la revisione del processo
Le confessioni di Olindo e Rosa, inizialmente considerate valide, furono successivamente ritrattate. La difesa ha sostenuto che tali confessioni fossero state estorte a causa della pressione degli inquirenti e della presunta debolezza mentale dei coniugi. Tuttavia, la Corte d’Appello di Brescia, nel luglio 2022, aveva già bocciato una richiesta di revisione, ritenendo le confessioni pienamente attendibili. Anche la macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sulla vettura di Olindo è stata considerata un elemento probatorio inconfutabile.
La revisione del processo si è basata su presunti nuovi elementi, tra cui l’ipotesi di una faida di droga. Tuttavia, questa teoria non ha trovato riscontro, e i magistrati hanno escluso la possibilità di un complotto ai danni di Olindo e Rosa, ritenendo che non ci fossero prove sufficienti per sostenere tale tesi.
l’impatto della sentenza
Il verdetto della Cassazione segna un momento decisivo non solo per la giustizia in questo caso, ma anche per la società, sollevando interrogativi sull’efficacia del sistema giudiziario e sull’affidabilità delle confessioni in situazioni di stress psicologico. Gli esperti legali e la società civile continuano a interrogarsi sulla possibilità di errori giudiziari e sull’adeguatezza delle procedure legali.
Le reazioni alla decisione della Cassazione sono state immediate. L’avvocato di parte civile ha affermato che la Corte di Brescia ha esaminato l’istanza di revisione in modo corretto, sottolineando che non c’era nulla di nuovo e decisivo. Anche i familiari delle vittime hanno espresso sollievo per la conclusione del caso, evidenziando l’importanza di fare giustizia per le persone care perdute in quella tragica notte.
La strage di Erba rimane uno dei casi più inquietanti della cronaca italiana, simbolo di un dramma che ha profondamente toccato la comunità locale e il paese intero. La vicenda di Olindo e Rosa, già condannati all’ergastolo, chiude un capitolo, ma lascia aperte molte domande sulla giustizia e sulla verità. La decisione della Cassazione, confermando le condanne, sembra rafforzare la solidità delle prove e delle testimonianze, ma solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra giustizia e diritto alla difesa.
Il futuro di Olindo e Rosa dipenderà ora dalle procedure di clemenza, in un contesto legale dove la storia del caso di Erba rimarrà impressa come un monito sull’importanza di un processo equo e giusto.