
Un mistero affascinante dal passato: la storia di un amore perduto
Nel panorama cinematografico contemporaneo, il film “Per amore di una donna” di Guido Chiesa si distingue per la sua capacità di intrecciare storie e culture diverse, dando vita a un racconto che esplora l’amore, il segreto e la ricerca della verità. Presentato in concorso per il Cinema Italiano al Bif&st 2025 e prodotto da Colorado Film Production e Vivo Film con Rai Cinema, il film si snoda attorno a due protagoniste femminili le cui vite, pur distanti nel tempo e nello spazio, si rivelano legate da un invisibile filo di connessione.
La storia di Yehudit e Esther
Yehudit, una giovane donna che vive negli anni ’30 in un villaggio rurale della Palestina sotto mandato britannico, è al centro della storia di un amore che travolge le vite di chi le sta intorno. Dall’altra parte del tempo e dello spazio troviamo Esther, un’americana in cerca di risposte, che ha da poco perso la madre. Questa perdita la spinge a scoprire le radici della propria identità, seguendo le tracce di una donna che ha vissuto in un’epoca e in un luogo a lei estranei. La lettera d’addio della madre rappresenta un invito a scoprire un segreto che non solo riguarda il passato di Yehudit, ma anche il suo stesso destino.
Un viaggio interiore
Esther, interpretata da un’attrice che porta sullo schermo tutta la complessità del suo personaggio, è una quarantenne inquieta, con una vita segnata da relazioni familiari difficili e da una mancanza di radici concrete. La sua ricerca di Yehudit diventa un viaggio interiore che la porterà a confrontarsi con le proprie origini e con la storia collettiva del popolo ebraico. In questo contesto, il regista Chiesa e la co-sceneggiatrice Nicoletta Micheli intrecciano abilmente il presente di Esther con il passato di Yehudit, creando un racconto che si dipana attraverso flashback e rivelazioni.
I personaggi e il contesto storico
La figura di Yehudit, interpretata dall’attrice romena Ana Ularu, diventa il simbolo di un’epoca complessa, in cui i sogni e le speranze di un intero popolo si scontrano con la dura realtà quotidiana. La sua presenza nel villaggio di coloni cambia radicalmente la vita di Moshe, un contadino vedovo con due figli, e di altri uomini, come Yaakov, un sognatore, e Globerman, un commerciante. Questi personaggi, ognuno con le proprie aspirazioni e fragilità, si trovano a interagire con una donna che, pur portando con sé il peso del passato, rappresenta anche una possibilità di riscatto e di amore.
Il romanzo “The Loves of Judith” di Meir Shalev, da cui è tratto il racconto degli anni ’30, offre uno spaccato della vita in Palestina in un periodo cruciale per la storia del Medio Oriente. Chiesa sottolinea che, pur essendo italiani e distanti dalla cultura di quegli ebrei che nel primo Novecento cercarono rifugio in una terra promessa, il film riesce a toccare temi universali che trascendono le differenze culturali. La ricerca di Esther, pur essendo frutto di invenzione, è permeata da una sensibilità che invita a riflettere su questioni di identità, amore e verità.
In sintesi, il film “Per amore di una donna” si presenta come un’opera che invita a una riflessione profonda sulla condizione umana, sull’amore e sul legame indissolubile che può esistere tra due donne, separate da decenni ma unite da un mistero che trascende il tempo. La pellicola, con la sua narrazione avvincente e i suoi personaggi ben costruiti, si propone di risuonare nel cuore dello spettatore, spingendolo a esplorare le proprie radici e le proprie verità. La storia di Esther e Yehudit diventa un viaggio che non solo esplora la loro esistenza, ma che invita tutti noi a riflettere su ciò che significa amare e scoprire chi siamo veramente.