
La fine del gruppo anti maranza “Articolo 52”: tra truffe, razzismo e canali Telegram scomparsi
Negli ultimi mesi, il gruppo anti maranza conosciuto come “Articolo 52” ha attirato l’attenzione di molti, alimentando speranze che si sono rivelate infondate. L’entusiasmo iniziale, che aveva portato a una rapida crescita del numero di iscritti, è stato messo a dura prova da eventi che hanno sollevato interrogativi sulla serietà e integrità dell’iniziativa.
L’idea alla base di “Articolo 52” era quella di creare un movimento di resistenza contro la cultura maranza, un termine colloquiale usato per descrivere uno stile di vita considerato inaccettabile da molti. Tuttavia, la raccolta fondi avviata dal fondatore del gruppo si è rivelata un flop. In appena 24 ore, il progetto ha raccolto una somma significativa tramite un conto Revolut, presumibilmente per garantire l’anonimato. Ma dopo questa breve fase, tutti i canali e i gruppi Telegram collegati all’iniziativa sono misteriosamente scomparsi, lasciando dubbi su che fine abbiano fatto i fondi raccolti.
la scomparsa dei canali e le accuse di frode
Il vuoto lasciato dalla scomparsa dei canali Telegram ha alimentato voci di corridoio e sospetti di frode. Un nuovo account verificato con il nome “Articolo 52” è apparso su X (ex Twitter), cercando di riacquistare visibilità e attrarre nuovi seguaci. Questo account ha iniziato a denunciare la rimozione dei gruppi e ha cercato di attirare l’attenzione di account di estrema destra, noti per la diffusione di notizie false. Tra i profili seguiti dall’account, troviamo nomi controversi come Radio Genoa e CriminImmigratl, un portale di disinformazione legato al sito Voxnews, fondato da un personaggio con legami con ambienti estremisti.
deriva razzista e polemiche interne
La deriva razzista del gruppo è confermata da post e commenti pubblicati su X. Un commento sotto un post dell’ex senatore della Lega, Simone Pillon, ha suscitato attenzione: «L’Islam non ha posto nella nostra cultura. L’Europa è debole, noi non staremo a guardare». Queste dichiarazioni evidenziano l’orientamento ideologico del gruppo, che si allontana da qualsiasi idea di inclusione.
L’account su X ha anche iniziato a presentarsi come una costola di delusi dalla “precedente amministrazione” di “Articolo 52”. In un post del 13 marzo, è stato affermato: “Come se questo non bastasse le persone che inizialmente avevano creato la pagina Instagram di Articolo 52 si sono rivelate degli scammer di merda”. Questo linguaggio volgare mina la credibilità del gruppo e mette in discussione la vera motivazione dietro l’iniziativa.
il futuro incerto di articolo 52
La rapidità con cui i canali Telegram e gli account social legati a “Articolo 52” sono stati chiusi ha sollevato interrogativi. Gli utenti, inizialmente attratti dall’iniziativa, si sono ritrovati abbandonati e confusi. L’iniziativa, che era partita con l’intento di creare un movimento di resistenza, si è trasformata in un fiasco, lasciando una scia di delusione e sospetto.
La situazione è complicata dalla crescente polarizzazione politica in Italia, dove i gruppi di estrema destra stanno guadagnando terreno. La strategia di “Articolo 52” di cercare alleanze con questi gruppi suggerisce un tentativo di capitalizzare su un clima di paura e insoddisfazione sociale. Tuttavia, la loro deriva razzista e le accuse di frode potrebbero rivelarsi fatali per la loro credibilità.
Mentre il dibattito sulla cultura maranza e le sue implicazioni sociali continua, il destino di “Articolo 52” rimane incerto. I canali e i gruppi Telegram bloccati, insieme alle accuse di truffa e alla deriva razzista, hanno lasciato un’impronta difficile da cancellare. Gli ex sostenitori del gruppo ora si trovano a fare i conti con la realtà di un movimento che sembra essere crollato sotto il peso delle proprie contraddizioni.