
Avati sogna un ministero per il cinema, ma Meloni frena: Non ci sono fondi
Il mondo del cinema italiano sta attraversando un periodo di grande fermento, e tra le voci più autorevoli che si levano in questo dibattito c’è quella di Pupi Avati, celebre regista e sceneggiatore bolognese noto per opere iconiche come “La casa dalle finestre che ridono” e “Il testimone”. Intervenuto nel programma radiofonico “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio1, Avati ha esposto le sue proposte per una riforma del settore cinematografico, sottolineando come la situazione attuale richieda un intervento concreto e strutturato.
La proposta di un ministero per il cinema
Avati ha dichiarato: “Vorrei un ministero o un’agenzia bipartisan per il cinema”. Questa proposta mira a creare una struttura dedicata e competente, discussa con figure politiche di spicco, come Elly Schlein, leader del Partito Democratico, e rappresentanti di altri partiti come Dario Franceschini, Giuseppe Conte e Antonio Tajani. L’idea di Avati è quella di unire le forze politiche per garantire un futuro più sostenibile e prospero per il settore cinematografico, un comparto che ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella cultura italiana.
Le difficoltà finanziarie
Tuttavia, il regista ha evidenziato un ostacolo significativo: la risposta del Primo Ministro Giorgia Meloni, che ha affermato che non ci sono fondi disponibili per supportare una riforma del genere. Avati ha riferito: “La Meloni mi ha detto che non ci sono soldi”, ma ha aggiunto che non si tratta solo di fondi, bensì di come vengono gestiti e spesi i soldi già disponibili. Ha denunciato la dispersione di risorse nel settore, citando in particolare il sistema di tax credit, che secondo lui ha portato a spese enormi e ingiustificate.
Avati ha affermato: “C’è una dispersione di soldi con un tax credit da folli”, sottolineando che un uso più oculato delle risorse e l’assunzione di esperti competenti potrebbero portare a una gestione più efficace del denaro pubblico destinato al cinema.
L’importanza della formazione e dell’innovazione
Negli ultimi anni, il cinema italiano ha affrontato sfide significative, non solo a causa della pandemia di COVID-19, ma anche per la crescente concorrenza delle piattaforme di streaming. La disponibilità di contenuti sempre più diversificati ha costretto il cinema tradizionale a reinventarsi. Avati ha quindi sottolineato l’importanza di formare una nuova generazione di cineasti e professionisti del settore, capaci di affrontare le sfide moderne e di portare avanti la tradizione cinematografica italiana.
In conclusione, il regista ha fatto appello all’unità e alla collaborazione tra le diverse forze politiche, affermando che il cinema non appartiene a un singolo partito, ma è un patrimonio culturale nazionale che richiede uno sforzo collettivo. La sua visione è chiara: un futuro migliore per il cinema italiano è possibile, ma è necessario agire ora e con decisione. Le idee e le proposte di Avati potrebbero rappresentare un primo passo verso una riorganizzazione e un rilancio del cinema italiano, un settore che merita di essere trattato con la serietà e l’attenzione che richiede.