L’ombra del crimine si allunga su Milano, dove un’indagine avviata da un semplice account Instagram ha svelato un intricato mondo di narcotraffico, prostituzione e corruzione. Al centro di questa vicenda ci sono Davide Lacerenza, Stefania Nobile e Davide Ariganello, coinvolti in un caso che ha dell’incredibile, tra cui la gestione di un locale notturno e il trasporto di 80 milioni di euro in contanti in Albania.
Tutto ha avuto inizio con l’account Instagram “New_bullshitginto”, legato alla Gintoneria di via Napo Torriani a Milano. Le indagini della Guardia di Finanza, avviate dalla consultazione di fonti aperte, hanno rivelato un’attività frenetica, caratterizzata da:
Le intercettazioni telefoniche hanno svelato la drammaticità della situazione, con Nobile che esprimeva preoccupazione per il coinvolgimento della polizia e Lacerenza che parlava della sua dipendenza dalla cocaina in modo sfacciato. La sua affermazione, «Io pippo la cocaina e tutte le put… che stanno con me o sono già drogate o le faccio iniziare a pippare io!» riflette un cinismo inquietante.
Tra le escort che frequentavano il locale c’era una ragazza soprannominata “Puzzola”, il cui nome evocava un odore poco gradevole ma che sembrava avere un certo fascino su alcuni clienti. La dimensione dell’inchiesta si è ampliata quando sono emersi dettagli sui presunti 80 milioni di euro portati in Albania. Nobile, in un video pubblicato il 5 maggio, alludeva a questa somma in contanti, sollevando interrogativi su possibili traffici illeciti.
Le indagini hanno rivelato che i soldi venivano trasferiti durante i frequenti viaggi che Nobile faceva con la madre. La Guardia di Finanza ha anche esaminato segnalazioni di operazioni sospette sui conti di Nobile, che avevano visto depositi ingenti e inspiegabili.
Le accuse nei confronti di Lacerenza, Nobile e Ariganello comprendono:
Nelle carte dell’inchiesta emerge anche un quadro di corruzione, con poliziotti che avrebbero fornito informazioni in cambio di favori sessuali. Si racconta di un agente della Guardia di Finanza che avvisa i protagonisti di un’indagine a loro carico, mentre Nobile, preoccupata, affermava di non riuscire a dormire per la paura di un’imminente irruzione della polizia.
Il locale notturno, a causa dell’arredamento e delle pratiche illecite, è stato soprannominato “locale rosa”. I costi delle serate si aggiravano intorno ai 5.000 euro, ma per la clientela di élite, le spese potevano salire fino a 70.000 euro, con pacchetti che includevano champagne e escort.
Mentre l’inchiesta si sviluppa, la società milanese si trova a riflettere non solo sulle attività di Lacerenza e Nobile, ma anche su un sistema che sembra tollerare e alimentare simili pratiche. Questa vicenda mette in luce un’ombra inquietante che si estende ben oltre i confini di un locale alla moda, coinvolgendo una rete di corruzione e illegalità che potrebbe avere ripercussioni più ampie sulla sicurezza e sulla giustizia sociale in Italia.
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