Recentemente, la Seajewel, una nave mercantile ormeggiata al largo di Savona, è stata coinvolta in un grave incidente che ha suscitato preoccupazione sia in Italia che all’estero. Le indagini della Procura di Genova hanno rivelato che la nave è stata danneggiata da due ordigni esplosivi, presumibilmente collocati da sommozzatori. Questo attacco, avvenuto mentre la nave si trovava in rada, suggerisce che il movente possa essere legato alla complessa situazione geopolitica tra Russia e Ucraina.
Le autorità, guidate dal procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, e dalla sostituta Monica Abbatecola, stanno seguendo da vicino l’evolversi della situazione. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, le prove raccolte finora sembrerebbero confermare l’ipotesi di un attacco deliberato.
Un elemento cruciale delle indagini è la scatola nera della Seajewel, già sequestrata dagli inquirenti. Questo dispositivo registra dati vitali durante la navigazione e potrebbe fornire informazioni fondamentali riguardo ai momenti immediatamente precedenti all’esplosione. Le indagini si stanno ampliando e includono:
Inoltre, le autorità italiane stanno investigando un possibile collegamento tra questo attacco e le recenti sanzioni imposte dall’Unione Europea contro la Russia, in particolare riguardo alle “navi-ombra” utilizzate per aggirare l’embargo sul petrolio russo.
Un aspetto intrigante dell’indagine è l’esame dei pesci trovati morti nell’area circostante il danneggiamento della nave, per rilevare eventuali tracce di esplosivo. I subacquei del Comsubin, un’unità specializzata della Marina Militare italiana, hanno confermato che la falla nello scafo sembra essere stata causata da due ordigni di tipo militare fissati alla parte bassa della nave.
Secondo fonti di Kiev, la Seajewel ha operato nel trasporto tra il porto russo di Novorossiysk e quello turco di Ceyhan nel 2024, fungendo da nave-ombra per il commercio di petrolio russo. Attualmente, la nave batte bandiera di Malta, complicando ulteriormente le indagini.
La Seajewel è registrata con certificazione del gruppo genovese Rina, che garantisce la sicurezza e la conformità delle navi alle normative internazionali. L’equipaggio opera sotto contratto con l’International Transport Federation (ITF), garantendo diritti e protezioni ai lavoratori. Il cliente principale è l’IP Gruppo API della famiglia Brachetti Peretti, che gestisce l’approvvigionamento di greggio attraverso un oleodotto che collega il pontile Sarpom di Vado Ligure alla raffineria di Trecate, nei pressi di Novara.
La complessità del caso ha portato all’intervento dei servizi di sicurezza italiani, con la Digos e la Guardia costiera pronte a collaborare con i servizi segreti. La cooperazione tra le diverse agenzie è fondamentale in un contesto delicato, dove le implicazioni di un attacco di questo tipo potrebbero estendersi oltre le frontiere nazionali, influenzando i delicati equilibri geopolitici dell’area.
Il danneggiamento della Seajewel deve essere collocato nel contesto della guerra in Ucraina e delle sanzioni internazionali contro la Russia. Le tensioni tra i due paesi hanno portato a misure economiche e militari che influenzano il commercio globale, specialmente nel settore energetico. Le navi-ombra, come la Seajewel, sono diventate un bersaglio per le autorità europee che cercano di fermare il flusso di petrolio russo verso i mercati internazionali.
In questo scenario, è cruciale che le indagini in corso non solo identificano i responsabili dell’attacco alla Seajewel, ma chiariscano anche la rete di interessi economici e politici che si cela dietro questi eventi. Le conseguenze di questo attacco potrebbero rivelarsi significative, non solo per le operazioni navali nel Mediterraneo, ma anche per le relazioni internazionali e le dinamiche di sicurezza in Europa.
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