La tragica vicenda del neonato trovato morto nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari ha scosso profondamente la comunità locale. Questo evento, avvenuto il 2 gennaio scorso, ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sulla gestione delle emergenze riguardanti i neonati. Le autorità hanno avviato un’indagine per abbandono di minore e omicidio colposo, focalizzandosi sul parroco don Antonio Ruccia e sul tecnico Vincenzo Nanocchio, responsabile dell’installazione della culla nel 2014.
la culla termica: un’alternativa sicura?
La culla termica era stata concepita come una risposta alle difficoltà delle madri in situazioni di crisi, offrendo un’alternativa sicura per evitare l’abbandono dei neonati. Tuttavia, la mancanza di comunicazione tempestiva ha impedito ogni possibilità di soccorso. Gli investigatori hanno confermato che non è stata effettuata alcuna chiamata al parroco per informarlo della presenza del neonato, un fatto cruciale per comprendere le dinamiche della tragedia.
problematiche tecniche e responsabilità
Don Antonio Ruccia ha sempre sostenuto di non aver ricevuto alcuna telefonata, affermazione supportata dalle evidenze raccolte. La culla, destinata a garantire la sicurezza dei bambini, ha mostrato gravi carenze. Il tecnico Nanocchio aveva effettuato un intervento per migliorare l’affidabilità dell’apparecchio, ma emergono problemi significativi:
- Sensori difettosi: progettati per attivarsi con il peso del bambino, non hanno funzionato correttamente.
- Climatizzatore malfunzionante: invece di emettere aria calda, soffiava aria fredda, contribuendo all’ipotermia del piccolo.
un monito per il futuro
La morte del neonato a Bari non è un caso isolato, ma evidenzia la necessità di migliorare i protocolli di intervento e comunicazione in situazioni di emergenza. In Italia, esistono varie strutture per tutelare i bambini in difficoltà, ma questo tragico evento sottolinea l’urgenza di garantire una manutenzione costante e controlli regolari delle culle termiche. È fondamentale che le parrocchie e le strutture coinvolte siano formate sui protocolli di sicurezza.
La comunità di Bari si interroga su come sia stato possibile che un neonato sia rimasto senza aiuto per così tanto tempo. Le autorità stanno lavorando per fare chiarezza e garantire che simili incidenti non si ripetano. La speranza è che questa tragedia possa portare a un cambiamento concreto e a una maggiore attenzione verso le problematiche legate all’abbandono dei neonati e alla protezione dei diritti dei bambini. La morte di questo bambino deve essere un monito affinché si attivino misure più efficaci per proteggere i più vulnerabili.