“Vorrei chiedere all’Istituto Paolo VI di destinare la somma collegata al Premio alla Comunità intitolata a Giovanni XXIII nata in Romagna”.
Così, il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha ricevuto da Papa Francesco il Premio internazionale Paolo VI.
Alcune case di accoglienza dell’Emilia Romagna, spiega il Presidente della Repubblica, “sono state gravemente colpite dall’alluvione dei giorni scorsi. Penso che con il premio, più che la mia personale azione, si intenda e si è inteso indicare un modo di interpretare l’impegno nella società e nelle istituzioni che in molti hanno praticato e sviluppato, ispirandosi alla visione di Paolo VI e ai suoi insegnamenti che tante volte ha espressi. E spero di meritare la valutazione di averli bene interpretati”.
La premiazione si è tenuta nella Sala Clementina nel Palazzo apostolico vaticano. “Sono lieto, signor presidente, di farmi strumenti di riconoscenza a nome di tutti quanti, giovani e meno giovani, vedono in lei un maestro, un maestro semplice e soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”.
“Desidero innanzitutto ringraziare vostra Santità per questa accoglienza. Ringrazio l’Istituto Paolo VI per il conferimento del premio e per la motivazione così generosa che lo accompagna. Credo di poter confidare che, quando mi è stata comunicata la decisione di conferirmi il premio Paolo IV, il mio primo pensiero è stato di sorpresa. Naturalmente si è subito affiancato un pensiero di gratitudine per questo riconoscimento di così grande prestigio. Ancor di più ho avvertito un sentimento di riconoscenza al massimo grado nell’apprendere la disponibilità del Santo Padre a consegnarmelo personalmente“, ha esordito Mattarella.
Papa Francesco ha sottolineato il servizio e la responsabilità del Capo dello Stato: “La sua la sua dedizione al bene comune in un impegno politico ispirato ai valori cristiani e rigoroso nel servizio delle istituzioni civili”, si legge nella motivazione del premio. “Signor presidente, con le sue parole e il suo esempio, avvalorati da quanto ha vissuto, lei rappresenta un coerente maestro di responsabilità” dice Bergoglio, aggiungendo: “Sono lieto, Signor presidente, di farmi strumento di riconoscenza a nome di quanti, giovani e meno giovani, vedono in Lei un maestro, un maestro semplice, e soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”.
“Il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità. Il servizio cammina a pari passo con la responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle. Quante volte, Signor presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato”, il Papa.
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