Un’infermiera ha circuito la sua migliore amica, convincendola a partorire: poi l’ha uccisa ed ha finto di essere la madre del piccolo
Una vicenda drammatica e per certi versi assurda. La voglia di maternità di una donna l’ha trasformata in un vero e proprio mostro, capace di realizzare un crimine incredibile ai danni della sua migliore amica. La ragazza ha cercato di sfruttare le sue conoscenze infermieristiche per convincere la sua amica ad accelerare il parto e poi ha agito come una criminale efferata. I giudici sono rimasti colpiti dalla freddezza con cui si è mossa ed l’hanno punita con una pena esemplare.
La donna, una 22enne che studia infermieristica, ha convinto la sua amica, incinta e al settimo mese, ad accelerare il parto, adducendo possibili problemi al bambino. E una volta partorito si è comportata con freddezza e crudeltà, verso la partoriente e nei confronti dello stesso bambino. Un comportamento assurdo, che ha portato i giudici ad un processo lampo, che si è concluso con la sua condanna.
La protagonista di questa terribile storia si chiama Gloria Estefany Ramírez Carías, ed è una donna di 22 anni residente nel comune di San Antonio del Monte del dipartimento di Sonsonate, ad El Salvador. Il tribunale l’ha giudicata colpevole di omicidio e sottrazione di minore, dopo che ha convinto una sua amica a partorire, prima di ucciderla e di tentare di appropriarsi del bambino appena nato. La vicenda è stata raccontata con dovizia di particolari dal quotidiano El Mundo. Tutto è accaduto nel mese di luglio del 2022. Victoria H, una ragazza di 21 anni, single ed incinta del suo primo figlio, si era rivolta alla sua migliore amica, che stava per laurearsi in scienze infermieristiche all’università.
Victoria aveva dolori alla pancia e presa dallo sconforto ha chiesto aiuto. Glora Estefany non ha perso l’occasione: ha convinto l’amica che era necessario accelerare il parto, spiegando che il bimbo stava andando in sofferenza cardiaca e che arrivare fino all’ospedale sarebbe stata solo una perdita di tempo. A quel punto l’ha aiutata a partorire, forzando la situazione. Una volta che il parto si era consumato ha ucciso a coltellate la sua amica, ha preso il neonato e si è recata all”ospedale Jorge Mazzini di Sonsonate, dove ha presentato il neonato come suo. Per simulare il parto aveva provato a macchiarsi con il sangue dell’amica.
I sanitari però non sono caduti nel suo tranello e si sono accorti poco dopo che le cose non erano andate come aveva raccontato la giovane. Subito dopo un primo controllo si sono resi conto della verità: il bambino non era il suo. Il Dna non combaciava. La donna, sottoposta immediatamente ad interrogatorio, ha confessato la verità. La polizia l’ha arrestata e, recandosi a casa sua ha scoperto il cadavere. Il processo è durato solo sei giorni. L’enorme quantità di prove presentate dalla procura e la stessa confessione della donna hanno accelerato la sentenza. Oltre 27 testimoni (amici della vittima e responsabili dell’ospedale) hanno raccontato la verità portando alla sentenza definitiva: la giovane infermiera è stata condannata a 60 anni di carcere: 45 per omicidio aggravato, due per gravidanza o parto simulati e 13 per tentato omicidio.
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