La lista è relativa al 2021, soltanto 9 strutture rispondono ai criteri stabiliti. Ecco la graduatoria che tutti i pazienti dovrebbero tenere a mente
Le performance ospedaliere sono oggetto di grande interesse per i pazienti in Italia, forniscono infatti indicazioni sui migliori e peggiori ospedali del paese. Classifiche che svolgono un ruolo significativo nell’orientare le persone verso strutture di alta qualità, soprattutto quando si tratta di cure oncologiche. Nel panorama della sanità italiana, caratterizzato da un sovraccarico dei servizi di pronto soccorso, lunghe liste d’attesa e ritardi nelle diagnosi, le valutazioni dei migliori e peggiori ospedali, rese pubbliche da Milena Gabanelli attraverso il suo progetto Dataroom sul Corriere della Sera, sono diventate sicuramente uno strumento prezioso per la valutazione.
In primis è fondamentale determinare gli indicatori di prestazione ospedaliera. Comprendono l’efficienza dei servizi di pronto soccorso, il rapporto tra medici e infermieri e il numero di apparecchiature obsolete, a cui aggiungere le visite mediche e i tempi di attesa per gli interventi chirurgici. Basandosi su questi parametri di base, la classifica elaborata ha coinvolto 53 ospedali pubblici, di cui 30 universitari, in tutta Italia. La lista si basa sul confronto degli ospedali rispetto alla media, identificando 9 strutture ad alto livello e 12 a basso livello.
Tra i 53 ospedali esaminati nel 2021, solamente 9 sono stati inseriti nel primo gruppone perché hanno soddisfatto i seguenti criteri: l’erogazione di cure nel pronto soccorso entro 8 ore, il rispetto dei tempi di attesa stabiliti dalla legge, la riduzione del numero di ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza (come l’artrodesi), il rapporto adeguato tra medici e infermieri in base ai posti letto disponibili, l’utilizzo di moderne apparecchiature diagnostiche (o non più vecchie di 10 anni), la gestione finanziaria in ordine. Il numero dei “migliori ospedali”, rispetto alla classifica del 2019, ha perso quasi la metà delle strutture (da 17 si è passati a 9). Colpa anche dell’impatto e delle conseguenze del Covid-19. Questo decremento ha portato alla permanenza nella classifica dei seguenti ospedali: Senese (Siena), Careggi (Firenze), Pisana (Pisa), Padova, Integrata Verona e Policlinico Sant’Orsola (Bologna) e gli ospedali S. Croce e Carle (Cuneo), Riuniti Marche Nord e Ordine Mauriziano (Torino).
Dall’altra parte c’è la lista poco lusinghiera degli ospedali da “bollino rosso”. In questo caso, comunque, si è notato un miglioramento e si è passati da 15 a 12: sono quelli di Cosenza, San Pio (Benevento), Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo) Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli (Palermo), Cannizzaro (Catania), San Giovanni Addolorata (Roma), San Camillo Forlanini (Roma); e gli universitari: Luigi Vanvitelli (Napoli), San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona (Salerno), Mater Domini (Catanzaro) e Policlinico Umberto I (Roma).
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