Clamoroso a Milano: un ospedale (che in corsia aveva numerosi bimbi con difese immunitarie basse) chiedeva il tampone per ricoverare un bimbo con leucemia. I genitori negano il test Covid. Scoppia il caos
L’eterna divisione tra no-vax e sostenitori del vaccino ha caratterizzato gli ultimi tre anni del nostro Paese. Le polemiche sull’obbligo vaccinale, sulla nascita del Green Pass, sulle limitazioni imposte a determinate categorie di lavoratori, hanno condizionato non poco il panorama politico e istituzionale dell’ultimo periodo. Gli strascichi sono evidenti e ancora oggi si registrano dei casi particolari.
Quello che è successo a Milano, tra i genitori no-vax di un bimbo di quattro anni e le autorità sanitarie, è eloquente. Il padre e la madre del piccolo, sono stati protagonisti di uno scontro durissimo con i responsabili dell’ospedale al quale si erano rivolti per curare il bambino colpito da leucemia. Secondo il regolamento, l‘azienda ospedaliera ha imposto al bambino un tampone, per verificare che non fosse colpito dal Covid-19. Richiesta che è stata rifiutata con forza dai genitori.
Il bambino, in cura presso un ospedale milanese, doveva essere trasferito con urgenza in un altro, per poter essere curato, ed era in pericolo di vita. Il diniego al tampone da parte del padre e della madre, gli ha fatto perdere tempo prezioso. I genitori hanno detto no e non hanno voluto sentire ragioni, nè di fronte al tentativo dei medici di spiegargli che non c’era bisogno di nessun vaccino, ma solo di un semplice tampone, nè davanti alle condizioni del bimbo, che rischiavano di diventare ancora più serie qualora si fosse perso ulteriore tempo. Il tampone era necessario per permettere lo spostamento del piccolo. I medici si sono poi rivolti ad un pm, che ha autorizzato il prelievo forzoso di campioni biologici: un’eventualità che si applica in casi di questo tipo.
“Nell’assenza o nella ritenuta impraticabilità tempistica di procedure giudiziarie davanti al giudice tutelare o al tribunale per i minorenni”, a causa della urgenza dell’avvio di immediate terapie in un’altra struttura sanitaria, il pm di Milano ha deciso quindi di “forzare la norma penale sul prelievo coattivo dei campioni biologici che la legge non contempla” per casi di salute come questo ma solo per salvaguardare un’indagine. L’indagine, in questo caso “forzata” ha portato il pm ad indagare i genitori con l’ipotesi di tentato omicidio. L’ospedale nel quale è stato trasferito il bimbo, era obbligato a richiedere il tampone, avendo in corsia numerosi bimbi con difese immunitarie bassissime. Una volta realizzato il tampone, si è proceduto con il trasferimento e (finalmente) con le cure.
Anche la madre, in un secondo momento, è stata obbligata a sottoporsi al test molecolare, per escludere che fosse positiva. Una scelta necessaria per poter stare col figlio in corsia e non lasciarlo solo. “Un bambino di 4 anni rischia la vita per un tumore e i genitori negazionisti novax si oppongono all’esecuzione del tampone Covid. Il pm interviene, fa fare il tampone e ora saranno processati per tentato omicidio. In questi casi bisognerebbe togliere la responsabilità genitoriale per sempre. Le vie dell’ignoranza sono infinite”. Così Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive del San Martino di Genova
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