Il Responsabile della Ugl Salute lancia l’allarme: “I dati della Fondazione Gimbe sono preoccupanti. In Italia c’è un grave problema”
In Italia il problema sanitario resta alto. L’esplosione della pandemia da Covid-19 ha amplificato una problematica che da sempre attanaglia la nostra struttura sanitaria. Pronto soccorsi chiusi e spesso in grande difficoltà, tagli alla sanità pubblica, medici e infermieri costretti ad orari massacranti e a stipendi notevolmente inferiori rispetto a quelli delle persone che lavorano all’estero. Nel suo ultimo dossier, la Fondazione Gimbe ha ulteriormente acceso i riflettori sulla situazione del mondo sanitario, amplificando un problema molto serio: la carenza dei medici di base.
I numeri sono inquietanti. Al primo gennaio 2022, “ritenendo accettabile un rapporto di 1 ogni 1.250 assistiti”, se ne stima una carenza di 2.876 unità ed entro il 2025 se ne perderanno oltre 3.400. Il 42,1% dei medici di famiglia, inoltre, supera il tetto massimo dei 1.500 pazienti, riducendo la qualità dell’assistenza”. Questo il report che evidenzia una carenza strutturale ben precisa. “L’allarme sulla carenza dei medici di famiglia – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – oggi riguarda tutte le Regioni per ragioni diverse: mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e ‘desertificazione’ nelle aree disagiate che finiscono per comportare l’impossibilità di trovare un Mmg nelle vicinanze del domicilio, con conseguenti disagi e rischi per la salute”.
La grande sofferenza che contraddistingue il lavoro dei medici di base, è stata evidenziata anche da Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute. “La recente denuncia della Fondazione Gimbe sulla carenza, attuale e futura, dei medici di base non ci sorprende. Avevamo chiesto di affrontare il problema da tempo perché agli italiani va garantito il diritto alle cure e ad una adeguata assistenza. L’età media dei medici di base si innalza sempre di più e alle loro spalle il ricambio non è garantito. Così una moltitudine di cittadini rischierà presto di trovarsi sprovvista del professionista di fiducia. Quello che, nel passato, era il punto di riferimento delle famiglie per le cure primarie e che oggi sembra essere una figura relegata alle pagine dei libri di storia”, ha dichiarato Giuliano.
“L’emorragia non si arresta – continua con preoccupazione il sindacalista – e il futuro, se non si invertirà la tendenza, è a tinte ancor più scure. Nel 2021, infatti, il numero di medici di base in servizio era di 40.250, 2.178 in meno rispetto al 2019. Entro il 2031 l’Enpam prevede che altri 20.000 professionisti andranno in quiescenza sguarnendo sempre di più la schiera degli occupati. A livello nazionale e locale sono state attuate in passato misure tampone: aumento dell’età pensionabile a 72 anni e possibilità di aumentare il numero degli assistibili. Soluzioni estemporanee e figlie del momento, non certo di una programmazione attenta alle esigenze dei medici di base e dei cittadini. Così, nonostante il numero di borse di studio per questi professionisti sia in lento aumento, il ricambio generazionale sarà coperto solo per il 50% delle unità utili a coprire il fabbisogno nazionale”.
Il Segretario della UGL Salute prosegue: “Il Ministro Schillaci ha mostrato attenzione a questo fronte di crisi garantendo interventi urgenti attraverso nuovi e più stimolanti percorsi formativi, come la nostra sigla auspicava già mesi addietro, per rendere così maggiormente attrattiva la professione. Una presa d’atto importante che andrà supportata da fatti concreti per far sì che a tutti i cittadini italiani venga garantita la possibilità di usufruire dell’adeguata assistenza dei medici di base in una più ampia riforma della medicina territoriale” conclude il sindacalista.
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