Da questa mattina, venerdì 26 maggio, è in corso un attacco hacker al sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
La notizia arriva dal dicastero stesso in una nota: “A seguito di un intenso attacco cibernetico che sta interessando il dicastero ed altri domini nazionali, risultano indisponibili il portale istituzionale e gli applicativi ad esso collegate. Da una prima verifica non risultano compromissioni o furto di dati: i tecnici sono impegnati per mitigare le conseguenze dell’attacco, anche se non risulta possibile prevedere i tempo per la ripresa del servizio”.
Inoltre, il Ministero informa di “essere in contatto da stamattina con l’Agenzia per la Cybersicurezza, per ridurre il più possibile i disagi” per cittadini e imprese.
La Procura di Roma è in attesa dell’informativa di questo nuovo attacco hacker, che potrebbe essere aggiunta a un fascicolo già aperto sugli ultimi subiti da enti, istituzioni e imprese italiane. In alcuni casi sono stati rivendicati da organizzazioni che accusano il nostro Paese di appoggiare l’Ucraina nella sua difesa contro la Russia.
Sui casi indaga la polizia postale, coordinata dai pubblici ministeri romani. Secondo Adnkronos, gli esperti del Cnaipic della polizia postale sono in contatto con le strutture informatiche del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per aiutarli a ripristinare i servizi.
“Ho l’impressione che siamo ancora troppo vulnerabili ai rischi Cyber. Non dobbiamo disperdere il lavoro che abbiamo fatto con il governo Draghi per apprestare un perimetro di sicurezza che teoricamente ci pone all’avanguardia in Europa”. Così, in un’intervista all’Adnkronos Ranieri Razzante, esperto di criminalità organizzata e cybersicurezza, già consigliere del governo Draghi.
“L’Italia resta tra i primi quattro paesi europei più attaccati dai criminali informatici. Si deve urgentemente implementare un sistema di tracciamento e contrattacco, così come previsto dal decreto aiuti del 2021, che ha abilitato il Presidente del Consiglio e i servizi di sicurezza alla risposta agli attacchi Cyber, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Siamo ormai tutti d’accordo che si tratta di atti di guerra, anche se non convenzionali, e che quindi possano essere applicate le norme già previste per la difesa e la tutela dell’ordine pubblico e della democrazia”.
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