Il loro ok al taglio di un argine ha permesso di salvare dall’allagamento il centro storico della città di Ravenna, ma ha sacrificato terreni e raccolti di quest’anno.
Quando gli viene detto che sono degli eroi, sminuiscono il sacrificio fatto e ai nostri microfoni dichiarano che “gli eroi sono altri”. I protagonisti di questo esempio di solidarietà sono gli agricoltori della Cooperativa locale Cab Ter.Ra, con sede a Piangipane, in provincia di Ravenna.
La storia
“Ci hanno contattato dalla Prefettura, dicendo che una delle ultime speranze affinché la tragedia non peggiorasse ulteriormente, era tagliare l’argine e far defluire le acque nei nostri terreni per alleggerite la pressione del canale che stava pericolosamente alzandosi e rischiava di esondare verso la città e altre frazioni periferiche, dove la situazione poteva peggiorare notevolmente”, ci racconta Fabrizio Galavotti, presidente della storica coop, la più vecchia del territorio, nata nel 1883.
Per evitare che i centri abitati finissero sott’acqua, hanno sacrificato il loro lavoro e anche i guadagni della prossima stagione ma, spiega, “a dire il vero non ci abbiamo pensato molto”, a dire sì, “perché di fronte all’aspetto economico mettiamo sempre la vita e i beni delle persone. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità verso la comunità di Ravenna e la provincia”.
Galavotti: “Non siamo eroi”
Ma non accettano di essere chiamati eroi, spiega Galavotti: “Noi abbiamo semplicemente dato una mano, gli eroi sono altri. Sono quelle persone che da giorni presidiano i territori, usano i loro mezzi per sollevare le acque e danno una mano senza dormire mai. Sono i giovani che si vedono in giro ad aiutare le persone che hanno perso tutto. Noi, con i nostri soci, abbiamo deciso di sacrificare questa azienda”.
“Danno economico di circa 1 milione di euro”
E il “sacrificio” è costato in totale 600 ettari di terreno allagati: 400 dalla natura e gli altri 200 per scelta: “Il danno economico legato al mancato raccolto, alle spese sostenute, al successivo ripristino dell’area, si aggirerà intorno a un milione di euro”, spiega Galavotti. “Le opere di scolo dovranno essere riviste, ma il danno più grande, naturalmente, è quello alle colture di quest’anno e al terreno che non sarà semplice riportare alla coltivazione”.
Se non arriveranno altre alluvioni legate al cambiamento climatico, “possiamo dire, sulla base della nostra esperienza, che per la prossima annata riusciremo a mettere in coltivazione i terreni”.
La situazione nel Ravennate è in miglioramento, anche se “i nostri terreni si stanno ancora inondando. In concerto con l’idrovora di Ravenna e il ponte della Protezione civile che portano acqua verso il mare, si intravede uno spiraglio di luce, ma ci sono ancora 100 chilometri quadrati interessati ad allagamenti. Serve ancora un po’ di tempo ma la situazione almeno non tende a peggiorare, bensì a migliorare. Questo anche perché una parte dell’acqua continua a defluire nei nostri terreni e l’altra parte va in mare”.
“Un gesto importante perché ci sentiamo parte della comunità”
Il danno all’azienda, spiega Galavotti, “è un gesto importante, perché ci sentiamo parte della comunità. La nostra cooperativa è la più vecchia del territorio, nata nel 1883, abbiamo 140 anni. Ma ci siamo limitati a dare il nostro aiuto. Tutto il lavoro è stato fatto dai ragazzi dal Consorzio di bonifica e dalla Protezione civile, che da una settimana dormono due ore per notte: sono loro i veri eroi”.
Oggi il Cdm: “Al governo chiediamo di ricominciare”
Intanto domani, martedì 23 maggio, si terrà il Consiglio dei ministri, durante il quale si darà il via libera a una serie di misure per affrontare l’emergenza in Emilia Romagna, sia sbloccando i primi fondi sia prevedendo una serie di aiuti alle parti economiche e ai cittadini.
“Al governo chiediamo quello che chiederanno tutti gli altri agricoltori”, dichiara Galavotti. “Noi siamo alle cronache per questo gesto di solidarietà, ma ci sono 5mila coltivatori, grandi e piccole cooperative, che hanno subito ingenti danni da questa alluvione. L’agricoltura è in ginocchio, quindi al governo chiediamo interventi che ci permettano di ricominciare. Cab Ter.ra è solo una parte del problema con 600 ettari di terreno allagati, ma anche altri coltivatori hanno perso tutto quello che avevano. Chiediamo quindi un intervento dedicato all’agricoltura, perché sarà difficile ripartire. Prima ci sono state le gelate, poi l’alluvione delle scorse settimane, infine quella dei giorni scorsi a 15 giorni di distanza. Senza un intervento del governo sarà difficile ripartire in tutta l’Emilia Romagna”.