Durante il processo arriva un’ammissione clamorosa: “Otto anni prima in una riunione emerse la verità. Ma non facemmo nulla”
A quasi cinque anni dal crollo del Ponte Morandi, arriva un’ammissione clamorosa, destinata a cambiare la situazione e a dare una nuova prospettiva al processo che si sta svolgendo. Emerge una clamorosa verità: i responsabili del ponte sapevano la gravità della situazione. Erano a conoscenza delle enormi problematiche che attanagliavano la struttura, ma non hanno fatto nulla per evitare il crollo.
Durante un’audizione del processo in corso per il crollo del Ponte Morandi, Gianni Mion, ex amministratore Delegato della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, ha rilasciato delle dichiarazioni sconvolgente. Secondo le sue parole, in una riunione organizzative del 2010, ovvero otto anni prima del crollo del Ponte Morandi, era chiara a tutti la situazione. Ma nessuno mosse un dito per fare qualcosa ed evitare il crollo e le vittime-
“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”, ha detto Gianni Mion durante il processo. Parole che hanno risuonato come un’esplosione all’interno dell’aula. In quella riunione erano tanti i personaggi di spicco ad essere presenti. Molti dei quali sono stati ascoltati durante il dibattimento processuale.
Si tratta dell’Amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, del direttore generale Riccardo Mollo, di Gilberto Benetton, del collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea. Dopo avere ascoltato queste frasi, l’avvocato Giorgio Perroni, che difende l’ ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci (indagato insieme ad altre 58 persone per il crollo del Ponte Morandi), ha chiesto di sospendere l’esame di Gianni Mion e di indagarlo. I giudici interpellati, hanno detto che si riservano sulla richiesta di Perroni e sono andati avanti nel processo.
“Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato”, ha continuato ancora Gianni Mion all’audizione al processo per il crollo del Morandi riferendosi ai controlli. Dopo le intercettazioni e il crollo nella galleria Bertè (A26, il 30 dicembre 2019, ndr), ha aggiunto, “avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c’era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c’era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla”.
Il crollo del Ponte Morandi avvenne la mattina del 14 agosto del 2018, alle ore 11.36 del mattino. A crollare fu la sezione del ponte che sovrasta la zona fluviale e industriale di Sampierdarena, lunga 250 metri, caduta insieme al pilone di sostegno numero 9. Il doppio crollo ha provocato 43 vittime tra le persone a bordo dei mezzi che transitavano sul ponte e tra gli operai al lavoro nella sottostante isola ecologica dell’AMIU, l’azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti.
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