La difesa di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, può esultare. Ora la situazione può davvero cambiare
“Al mio assistito non è stata garantita la possibilità di difendersi come dovrebbe essere in un qualsiasi processo, e questa è una cosa aberrante e ingiusta“. Con queste parole, pronunciate durante la trasmissione Crime Cafè su Twitch, l’avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, aveva annunciato il ricorso alla Corte di Cassazione, per una nuova rivalutazione del caso.
A distanza di una settimana la Cassazione ha accolto il ricorso ed ha dato l’ok al rinvio per nuovi esami davanti alla Corte di Assise di Appello di Bergamo. Per Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, la ragazza scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011 a Brembate. Una sentenza storica, che potrebbe riaprire la vicenda. La Prima Sezione ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell’eventuale revisione del processo.
La difesa quindi potrà preparare con dovizia di particolari una nuova strategia, per cercare di modificare il primo verdetto di colpevolezza nei confronti di Bassetti. Ora, in seguito alla decisione emessa in camera di consiglio al termine di una discussione a porte chiuse, la Corte di Assise di Bergamo (e non la Corte di Assise di Appello come erroneamente riportato da numerosi portali di informazione) dovrà consentire alla difesa la ricognizione dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, stabilendo contestualmente le opportune cautele idonee a garantirne l’integrità. All’esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, la Corte di assise – spiegano fonti della Cassazione – dovrà valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità.
I legali di Bossetti, da tempo, chiedono una nuova analisi del Dna che, per l’accusa, inchioderebbe l’indagato. E’ stato condannato per il Dna, ma lui si è sempre opposto e abbiamo sempre chiesto di poter esaminare di nuovo questo Dna, considerato che Bossetti ripeteva non aver mai toccato Yara. Lui mi diceva semore: f’atemi rifare la prova del Dna e mi lascerete andare’. Bossetti era convinto di uscire dal carcere da lì a qualche giorno, ma sono passati nove anni. Pazzesco”. Il suo legale lamentava nei giorni scorsi l’impossibilità di poter leggere molti dei referti che riguardavano il primo processo.“ L’imputato non ha mai potuto vedere i reperti, mai potuto fare una perizia sul Dna. Può avere tutti i consulenti del mondo, ma se non fanno rifare il test, non si può fare nulla. Non c’è possibilità di difesa, tre gradi di giudizio senza fare un test sul Dna è allucinante“, aveva detto Salvagni. Ora la svolta. Che potrebbe cambiare l’esito dell’intero processo.
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