Nove lupi, cinque grifoni e due corvi imperiali sono stati trovati morti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, quasi certamente vittime di bocconi avvelenati.
Sul caso indagano i carabinieri forestali, coordinati dalla Procura della Repubblica, che ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi è che qualcuno abbia avvelenato i lupi, mentre i grifoni e i corvi sarebbero morti dopo aver mangiato le loro carcasse.
Gli animali sono stati trovati nell’area di Cocullo, in provincia de L’Aquila, mentre il branco di lupi che è stato letteralmente sterminato stanziava nella zona di Olmo di Bobbi.
Potrebbe essersi trattato di un avvelenatore intelligente, che ha confezionato bocconi da un chilo e da mezzo chilo per fare in modo che l’animale mangiasse tutto, in modo che non rischi di sopravvivere. Secondo le indagini, il veleno usato è la stricnina, che pur non essendo facile da trovare, l’avvelenatore l’aveva a disposizione.
Gli investigatori starebbero puntando il dito sui cercatori di tartufi. Molti di loro infatti, continuano ad essere sorpresi nel Parco anche se in questo periodo la ricerca è vietata. Un’altra ipotesi potrebbero essere gli allevatori di bestiame, che potrebbero aver provato a eliminare i lupi per poter portare i loro animali nella zona.
Intanto le carcasse dei poveri animali sono state portate all’Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise, che certificherà le cause della strage. Anche se il ritrovamento di alcuni bocconi intrisi di sostanze chimiche dei giorni scorsi, ha lasciato pochi dubbi sulle cause della morte del branco di lupi.
Le carcasse sono state trovate dai volontari di Rewilding Apennines e di Salviamo l’Orso, durante le attività di monitoraggio della zona. Precisamente nel corridoio ecologico che unisce il Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, una zona frequentata anche dagli orsi marsicani.
Il caso dei lupi avvelenati era stato sollevato anche dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che ha annunciato che la sua associazione presenterà una denuncia contro ignoti responsabili dell’avvelenamento.
“Occorre adottare norme che vietino ogni e qualunque attività nelle aree interessate dalla presenza di esche e bocconi avvelenati, replicando cioè la norma già vigente per le aree percorse dal fuoco”, dichiarano dal Parco. “Il ritorno all’uso del veleno, purtroppo, non è mai scomparso in quella zona. Quasi ogni anno ci sono episodi legati all’avvelenamento”, dichiara Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo in un colloquio con Sonia Paglia.
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