L’accordo per il grano mediato tra Turchia e Onu tra Russia e Ucraina scade il 18 maggio e al momento non è certo che venga rinnovato.
Mentre Ankara è alle prese con il risultato delle elezioni che dopo vent’anni vede vacillare il potere del presidente Recep Tayyp Erdogan, il Cremlino chiede come clausola per il rinnovo del patto, di eliminare tutte le sanzioni occidentali sull’export di cibo e fertilizzanti, oltre che il ripristino del sistema di pagamento Swift per la Banca agricola russa.
E non è finita: nel frattempo in acque turche sono bloccate oltre venti navi che trasportano grano e viveri. Secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, una crisi alimentare nell’Africa centrale e subsahariana rischia di aumentare le migrazioni.
Ne abbiamo parlato con il deputato Alessandro Battilocchio, responsabile del settore elettorale e del dipartimento immigrazione di Forza Italia. “Il ministro Tajani ha ribadito il concetto che aveva già espresso in altri contesti internazionali, compreso all’Onu. L’accordo è assolutamente essenziale per garantire un corridoio nel Mar Nero. Deve essere rinnovato e rispettato, affinché garantisca il libero flusso dei prodotti agricoli nella zona. L’Italia sostiene ogni iniziativa all’Onu e del World Food Programme, per sbloccare l’impasse che si è creata”;
Quanto è reale il rischio di un flusso migratorio difficilmente governabile?
“Il ministro Tajani fa riferimenti a dati forniti dall’Ue. I Paesi destinatari di queste navi rappresentano le intersezioni per tutte le rotte migratorie che arrivano in Europa e in Italia. Circa il 42% di queste navi cargo salpa per l’Etiopia. Ci sono situazioni che rischiano di rappresentare un combinato di sposto davvero esclusivo. Inoltre, sappiamo che in alcuni Paesi ci sono situazioni complesse dal punto di vista politico e istituzionale. Un ulteriore aggravamento sull’aspetto delle derrate e del grano rappresenterebbe una possibile complicazione enorme per la situazione. La nostra preoccupazione è massima. Anche nel corso dell’incontro con Zelensky in Italia, la presidente del Consiglio Meloni e il ministro Tajani hanno affrontato il tema. C’è il rischio che i vari fattori che si intersecano possano creare flussi di migrazioni incontrollabili”;
Crede che le elezioni in Turchia possano tardare il rinnovo dell’accordo?
“L’accordo prevede il controllo a Istanbul con i funzionari Onu russi e ucraini. In queste ore la Turchia, che è il Paese garante, sta vivendo una fase delicata. C’è una preoccupazione enorme e a livello internazionale bisogna dare una spinta di buon senso perché il quadro è particolarmente complesso e delicato”;
C’è la possibilità, secondo lei di andare incontro alle richieste della Russia?
“Le richieste della Russia sono complesse e a volte rischiano di cadere nel ricatto. Mi auguro che prevalga l’aspetto degli accordi diplomatici. Non mi sembra che dal punto di vista bellico ci sia stata una diminuzione dell’intensità del conflitto da parte di Mosca. In questo contesto ritengo che soddisfare le richieste della Russia sia abbastanza difficile”;
Intanto la situazione è bloccata…
“Abbiamo venti navi bloccate in acque turche con un milione di tonnellate di grano e viveri. Sbloccarle rappresenterebbe un sospiro di sollievo, ma non risolverebbe la situazione in vista dell’estate. Senza fare allarmismi, rischia di essere molto complessa sia sulla rotta africana che su quella orientale. La Presidenza del Consiglio e la Farnesina ce la stanno mettendo tutta, perché garantire la prosecuzione dell’accordo è basilare per noi”;
Anche l’Europa si è spaccata nelle scorse settimane sulla questione del grano ucraino…
“Ci sono state tensioni in Europa prima con la Polonia, seguita da Ungheria, Bulgaria e Slovacchia. In sostanza c’è la preoccupazione che ci possa essere un arrivo eccessivo sui mercati orientali, rischiando di danneggiare le economie dei singoli Stati. Da parte della Commissione Ue c’è già stato un intervento tampone con uno stanziamento di 100 milioni di euro per i settori agricoli colpiti”;
Cosa potrebbe fare l’Europa?
“Si tratta di rafforzare gli sforzi diplomatici per rinnovare la stabilità dell’accordo. Onu e World Food Programme dispongono di dati specifici che testimoniano il rischio legato alla mancata prosecuzione dell’accordo”;
Quando è reale, secondo lei la stima di 200mila migranti in arrivo dalla rotta africana e del Mediterrano orientale entro fine 2023?
“Ci sono tutte le condizioni per avere questo tipo di numeri. Abbiamo parlato di crisi alimentare, Sudan, ma anche la Tunisia vive una situazione esplosiva, mi recherò lì nei prossimi giorni. Il Nord Africa sta vivendo una fase difficile ed è chiaro che diventa sempre più necessario che i flussi migratori diventino una tematica comunitaria. La responsabilità e la gestione dei migranti non possono essere lasciati solo agli Stati di confine, né ad Est né a Sud. I numeri purtroppo sono possibili e verosimili. Mi auguro che Bruxelles diventi pienamente consapevole della necessità di una gestione comune, unitaria del fenomeno con una condivisione di responsabilità, solidarietà e oneri da parte dei 27. Nelle ultime settimane c’è stato qualche passo in avanti”.