Grazie all’Intelligenza Artificiale un ricercatore è riuscito a ricreare i tratti somatici di un’icona venerata da milioni di Fedeli in tutto il mondo
Che volto aveva la Madonna? Quali erano i suoi tratti somatici unici e le sue caratteristiche reali? Oggi è finalmente possibile scoprire degli aspetti e delle unicità che prima erano nascoste a tutti. La scienza ha fatto dei passi in avanti incredibili e ci permette di fare delle scoperte che erano impossibili fino a qualche anno fa.
Grazie all’intelligenza artificiale e al lavoro certosino di un’equipe specializzata, si è arrivati a tracciare (con grande precisione) il vero volto di un’icona della cristianità, venerata in tutto il Sudamerica. Lo studio ha permesso a tutti di scoprire il volto della Madonna di Guadalupe, la più grade icona culturale delle Americhe del Sud, amata, venerata e pregata da milioni di Fedeli nel Mondo. A portare avanti lo studio sono stati Átila Soares da Costa Filho, laureato in Disegno Industriale presso la Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro (Dipartimento di Arte e Design), esperto in Antropologia, Storia dell’Arte, Archeologia e Patrimonio e tutto il suo staff.
Gli esperimenti e il lavoro
Il suo lavoro ha permesso di portare alla luce quello che sarebbe stato il vero volto della Madonna di Guadalupe. Milioni di Fedeli, incuriositi, hanno voluto vederla. E ci sono riusciti grazie ad un lavoro lunghissimo e certosino, durato due anni, tra ricerche, studi, analisi dei testi e test: “Ho fatto diversi esperimenti con l’uso di software di Intelligenza Artificiale e di editing di immagini, per la definizione della forma del viso, aggiungendo dei ritocchi artistici manuali da parte mia. L’idea era quella di ottenere una probabile fisionomia di una ragazza meticcia euro-azteca anche in base al racconto dell’indio Juan Diego Cuauhtlatoatzin sull’apparizione della Madonna, avvenuta sulla collina di Tepeyac, tra il 9 e il 12 dicembre 1531”, spiega Átila Soares.
L’autore dell’esperimento sottolinea inoltre che “le rappresentazioni fatte su come dovrebbe essere stato l’aspetto di “Guadalupana” risultano discordanti poiché ogni ricercatore segue una particolare linea di ragionamento. “A mio parere, la Maria messicana era meticcia – e non puramente indigena, come alcuni sostengono – per due motivi: nell’immagine impressa sulla tilma (mantello) di Juan Diego (presumibilmente dalla stessa Santa) non vediamo, affatto, nessun tratto distintivo che indichi una discendenza dagli Aztechi. Anzi, la sua fisionomia è del tutto compatibile con i fondamenti dell’arte europea dell’epoca o, più precisamente, del tardo gotico trasmutato in arte coloniale ispanica. Solo la carnagione ambrata dell’immagine tanto venerata ci dà questa nozione sul meticciato della Tonantzin Coatlaxopeuh – come Maria divenne nota nel sincretismo nativo, in lingua nahuatl. Inoltre, l’idea subliminale di questa particolare mariofania sarebbe proprio la celebrazione della congiunzione dei popoli indigeni del Nuovo Mondo con quelli, cristiani, del Vecchio Mondo… E, a tal fine, niente di più emblematico di una Maria cabocla (meticcia).”
Un esperimento approvato
L’esperimento è diventato immediatamente virale. Il suo studio sul volto della Va Vergine Maria ha avuto l’approvazione della massima autorità mondiale sulla Sacra Sindone di Torino, il fotografo Barrie Schwortz. Questo suo studio si trova anche archiviato nella Biblioteca del Dipartimento di Studi del Santuario di Fátima, in Portogallo. Inoltre, Átila è membro del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del progetto L’Invisibile nell’Arte/Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali (Roma).