La Corte di Assise di Milano ha rigettato la richiesta di una perizia psichiatrica su Alessia Pifferi, la madre che lasciò morire la figlia Diana di stenti.
“Dall’unico atto medico prodotto dalla difesa, non emerge alcun elemento che possa far dubitare della piena capacità” della donna, ha scritto il giudice Ilio Mannicci Pacini. Alessia Pifferi è accusata di omicidio volontario aggravato per aver abbandonato la figlioletta di quasi un anno e mezzo a casa a Ponte Lambro da sola per sei giorni.
Il processo si sta celebrando a Milano. Si stanno costituendo le parti civili e discutendo sulle prove da ammettere a dibattimento, dopo che la decisione della Corte. Per la richiesta, la difesa aveva presentato una relazione psichiatrica del carcere di San Vittore.
Il presidente della Corte ha spiegato che in quel documento non si trova nulla “che possa far dubitare della piena capacità di Pifferi di partecipare al processo come evidentemente accaduto fino all’odierna udienza, senza che mai fosse stata prospettata tale incapacità”.
Nella relazione, secondo il magistrato, “l’unico elemento è un ipotetico e possibile deficit cognitivo che neanche se fosse stato accertato potrebbe costituire elemento atto ad escludere la capacità di stare nel processo” per Alessia Pifferi.
I pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro avevano chiesto il rigetto della richiesta, affermando che la madre della piccola Diana è sempre stata “lucida e consapevole”. Nel corso del processo comunque, la difesa potrà richiedere una nuova perizia sulla capacità di intendere e di volere quando sono accaduti i fatti.
La madre di Alessia Pifferi, Maria Assandri, e la sorella Viviana Pifferi, sono state ammesse come parti civili nel processo che vede imputata la donna. Al contrario, è stata respinta la richiesta dell’associazione Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, dopo il parere negativo dell’avvocata delle parenti, dell’avvocata Ilaria Pontenani che difende Alessia Pifferi. La Corte ha deciso che nel caso della morte della piccola Diana non c’è nessun “danno derivato all’associazione, nemmeno in ipotesi”, né esiste un “interesse diffuso”.
“Ci sarò sempre. Io non so più definire mia sorella, ma so che sono dalla parte giusta: lei è mia sorella ma chi è morta è mia nipote”. Sono forti le parole di Viviana Pifferi, sorella di Alessia, al termine dell’udienza al Tribunale di Milano. “Credo sia giusto da parte dei giudici non concederle la perizia”, ha aggiunto, perché “ha lasciato la piccola una settimana da sola, non è un raptus di cinque minuti”.
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