L’esecutivo e le opposizioni, a partire da domani, cominceranno a confrontarsi sulle riforme istituzionali.
I principali temi sul tavolo sono il presidenzialismo e l’autonomia regionale. Ai nostri microfoni, il senatore della Lega Claudio Borghi.
L’Italia è pronta all’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier?
“Penso che sia necessario un punto di arrivo e un ribilanciamento a fronte dell’autonomia regionale. L’intento è quello di raggiungere la piena responsabilizzazione dei cittadini. Non parliamo più di governi tecnici e figure super partes, di persone che governano senza che i cittadini abbiano avuto modo di sceglierle. Se da una parte l’autonomia avvicina il governo ai cittadini, dall’altra consente ne consente la legittimazione”;
Cosa comporterebbe per l’Italia?
“Comporterebbe la fine di una stagione di figure non elette. Negli ultimi anni, le uniche due figure legittimate indirettamente dal voto degli italiani sono stati Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Nel mezzo ci sono stati decenni di figure non votate da nessuno che, indipendentemente dal lavoro dei singoli, hanno creato un vulnus democratico. Questo non è corretto nel rapporto che deve esserci tra elettori e governo”;
Cosa cambieranno le riforme istituzionali?
“A tutti i livelli, la parola d’ordine è responsabilizzazione. Il politico deve essere quello che in inglese si chiama un accountable. Deve essere chiaro chi ha deciso cosa, quindi a tutti i livelli deve finire il periodo di persone che non decidono e chiamano i tecnici. L’autonomia serve proprio a rendere visibile ai cittadini se i rappresentanti stanno lavorando bene, in paragone alle altre Regioni. Dall’altra parte, il politico, gravato da questa nuova responsabilità, deve essere anche tutelato dall’eccesso di ricorsi e processi. Non è più possibile, ad esempio, che le decisioni di un sindaco finiscano invariabilmente in Tribunale”;
Quale sarà il ruolo delle Regioni nel processo verso l’autonomia?
“La conferenza Stato-Regioni è il luogo deputato nel quale le Regioni saranno accolte. Ma il processo dell’autonomia, anche in quel caso, sarà lasciato alle Regioni. Una volta fatto il passo della definizione dei costi standard, saranno le loro a decidere quali competenze vorranno assumersi”;
La segretaria del Pd Elly Schlein ha dichiarato di temere che il confronto di domani con la premier Giorgia Meloni “si riveli non un vero confronto”, ma un modo per distogliere l’attenzione da altre questioni…
“In teoria le riforme istituzionali dovrebbero essere fatte con l’accordo di tutti ma con un punto di caduta. Quindi è doveroso ascoltare le opinioni delle opposizioni. Non mi sembra che sulle riforme abbiano idee unitarie, come su altri temi. Si ascolteranno tutti, ma non sarà una piccola minoranza a fermare processi molto sentiti nel Paese”;
A quale “piccola minoranza” si riferisce?
“Mi riferisco a quelli del Pd, che in apparenza sembrano più contro a prescindere, piuttosto che interessati a discutere nel merito. Certo, bisognerà poi vedere se alle parole seguiranno fatti. Si pensi per esempio a Bonaccini, che quando il Pd era al governo, era d’accordo con l’autonomia. Improvvisamente pare abbia cambiato idea”.