Il Premier e la leader del Partito Democratico, si siederanno di fronte ad un tavolo martedì: ecco di cosa si parlerà
Una di fronte all’altra: per la prima volta. Giorgia Meloni ed Elly Schlein siederanno intorno allo stesso tavolo, a microfoni spenti. Un incontro voluto dal Premier e che ha sorpreso i leader dei partiti di opposizione, chiamati a presentarsi a Palazzo Chigi per una serie di confronti diretti. Un modo per provare a regalare maggiore stabilità al Governo e trovare un punto d’incontro con le forze di opposizione.
Che però, non sembrano aver accettato di buon grado questa scelta. “E’ un diversivo per sviare l’attenzione” dall’azione del governo, duramente contestata dalle minoranze sia sul fronte del lavoro sia, da ultimo, “sul blitz su Inps e Inail e per le mosse sulla Rai”, hanno tuonato a microfoni spenti. Elly Schlein ha già riunito la segreteria per prepararsi all’incontro nel migliore dei modi. Il 9 maggio sfileranno di fronte al Premier tutte le principali forze che rappresentano le opposizioni. A cominciare da +Europa, che a mezzogiorno darà il via ai faccia a faccia.
Poi toccherà alle Autonomie, all’Alleanza Verdi e sinistra, al Terzo Polo (che si presenterà unito) per chiudere con M5S e Pd, cui sarà dedicato più tempo. Non mancheranno le sorprese. E le assenze. Non ci sarà Matteo Renzi, che lascerà spazio a Carlo Calenda, leader di Azione. Con lui si presenteranno di fronte a Giorgia Meloni anche Maria Elena Boschi, Paita e Richetti. Dovrebbe dare forfait anche Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle non dovrebbe presentarsi a Palazzo Chigi, impegnato – dicono i suoi – a Brescia chiamato dal Tribunale dei ministri a testimoniare nell’inchiesta Covid. L’udienza che riguarderà l’ex Premier è però calendarizzata il giorno dopo: il 10 maggio. Una eventuale assenza sarebbe interpretata come un segnale politico.
Secondo Palazzo Chigi, l’incontro sarà principalmente di “ascolto”, sottolineando che la scelta di Montecitorio mostra l’attenzione della premier per il ruolo del Parlamento. Quale che sia la soluzione – su cui martedì si misureranno con ogni probabilità le distanze più che le vicinanze con le opposizioni – si dovrà comunque superare il complesso iter parlamentare previsto per le revisioni della Costituzione. E avere numeri che superino il perimetro della maggioranza metterebbe al riparo dal doversi sottoporre necessariamente, alla fine del percorso, ad un referendum. Soluzione che portò (di fatto) alla fine del Governo Renzi nel 2016. L’ex Premier si vide bocciare la sua richiesta di riforma della Carta.
I temi in ballo
Tanti i temi in ballo: il Terzo Polo boccerà il presidenzialismo (la presidenza della Repubblica, ha detto pubblicamente più volte Calenda, è l’istituzione più amata, e non va “snaturata o politicizzata”). Ma l’apertura ci sarebbe per il modello del Sindaco d’Italia, che introdurrebbe sì l’elezione diretta, ma del presidente del Consiglio. In questo caso a negare l’appoggio sarebbe il Pd, che potrebbe sedersi a discutere di “premierato forte”, ma senza toccare il ruolo del Parlamento. L’elezione diretta del capo del governo sarebbe però proprio la via su cui si sarebbe orientata Elisabetta Casellati, che già a gennaio aveva fatto un primo giro con le opposizioni alla ricerca di possibili convergenze.