La premier Giorgia Meloni difende il taglio alle tasse e gli altri interventi sul lavoro contenuti nel decreto approvato il primo maggio.
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi, in un video sui social ha attaccato il provvedimento: “Questo taglio di tasse, un taglietto, è molto più piccolo di altri interventi. Per esempio, vi ricordate gli 80 euro? Giorgia Meloni se li ricorda perché li definiva mancia elettorale. Bene, gli 80 euro valgono 10 miliardi. Altro che i 3 miliardi della Meloni“.
Ne abbiamo parlato in esclusiva con Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, componente Commissione Finanze e coordinatore dell’Ufficio Studi.
“Il taglio è sul cuneo fiscale, cioè sulle imposte sui redditi da lavoro”, spiega. “Ammonta a 4 miliardi ed è di 4 punti percentuali che si aggiungono a quello già previsto in Manovra 2022 dal 2 al 3%. Per i redditi da lavoro che arrivano fino a 35mila euro, si arriva a un taglio del 6%, per quelli fino a 15mila euro si arriva al 7%. Questo comporterà in media a un aumento della disponibilità sulla busta paga dei lavoratori dipendenti fino a 100 euro mensili. È previsto fino a dicembre e auspichiamo che venga rinnovato per il 2024”.
Filini risponde alle parole di Renzi
“Che Renzi lo definisca un “taglietto” e dica che non è il taglio maggiore degli ultimi anni perché lui ne aveva fatto di più, rispondiamo che lui aveva fatto il bonus di 80 euro. È una cosa totalmente differente ed è costata 10 miliardi. Noi invece, per prima volta dopo tanto tempo, siamo intervenuti sul cuneo fiscale”.
Il Pd chiede che il taglio alle tasse in busta paga diventi definitivo. “Sarebbe molto bello alzarlo di più, renderlo definitivo, fare contratti stabili a tutti”, dichiara il deputato. “Però il Pd continua a stare su un altro pianeta. Eppure dovrebbe conoscere molto bene la realtà perché questo Paese ce l’hanno lasciato loro così. Poi ritengo singolare che il Pd, la sinistra e i sindacati pensino di fare mobilitazioni quando il giorno della Festa dei lavoratori si interviene a favore di questi ultimi, stanziando fondi. Capisco che è il gioco delle parti, ma bisogna avere anche un po’ di senso della realtà perché alla lunga si rischia di perdere credibilità”.
In che modo, con questo decreto, si combatte la precarietà?
“I numeri di Banca d’Italia, Anpal e il Ministero del Lavoro ci dicono che nel primo bimestre 2023 c’è stato un boom di contratti stabili, che è arrivato a 100mila unità. Secondo i dati Istat invece, la precarietà è aumentata durante il governo giallo-rosso. Al contrario ora, si va verso la stabilizzazione dei lavoratori perché le imprese hanno più fiducia nei confronti di questo governo”.
Come si interviene sui contratti a termine nel decreto lavoro?
“Qualcuno ieri ha detto che i contratti a termine sono la legalizzazione del lavoro nero. Ben venga, perché la sfida è proprio quella di far emergere il lavoro sommerso. Non si capisce qual è la contestazione che ci viene fatta. Bisogna dare la possibilità di inquadrare i lavoratori anche con contratti a termine e voucher, anche per impieghi stagionali, soprattutto nel comparto turistico. In questo modo permetteremo alle persone di lavorare con tutte le tutele necessarie e alle aziende di stare nella legalità”;
Cosa cambia rispetto a prima?
“Si va verso un regime più snello per determinati tipi di lavoro anche attraverso contratti a termine e voucher. Chi ora è disoccupato o percettore del reddito di cittadinanza, avrà la possibilità di mettersi in gioco e crescere. Potrà farlo attraverso contratti che all’inizio non saranno stabili ma potrebbero diventarlo“;
L’ex premier Giuseppe Conte ha lanciato un appello sui social a scendere in piazza a giugno per difendere il reddito di cittadinanza.
“Comprendo perfettamente Conte e il Movimento 5 Stelle. Per loro avere persone che percepiscono la paghetta di Stato mentre sono sedute sul divano, è la garanzia che le loro politiche e il loro risultato elettorale possa continuare ad esistere. Se invece si crea un sistema che incentivi le persone a lavorare per innalzare la produttività nazionale e il Pil, è chiaro che i facili consensi voluti e ottenuti dal M5S con il rdc verrebbero a cadere. Non possiamo più trattare l’economia nazionale come è stato fatto in passato, attraverso sussidi e bonus, e tutto ciò che ha affossato questa Nazione dal punto di vista economico e culturale. Stiamo cercando di reintrodurre in Italia la cultura del lavoro”.