Riduzione del cuneo fiscale, precariato e reddito di inclusione. Sono tre dei perni principali del decreto lavoro approvato ieri, primo maggio, in Consiglio dei ministri.
Ne abbiamo parlato in esclusiva con la senatrice della Lega Elena Murelli, capogruppo in Commissione affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, e previdenza sociale.
Riduzione del cuneo fiscale
Nel caso del cuneo fiscale, spiega, “c’è un provvedimento che va da luglio a novembre. Molti lo considerano un contentino, ma non lo è. Al contrario, è un primo segnale che va aggiunto ai decreti del governo Draghi. Questo decreto di quattro miliardi viene aggiunto ai precedenti, con lo scostamento al di bilancio al Def che abbiamo approvato la settimana scorsa e che è rivolto ai dipendenti che hanno un reddito fin a 35mila euro”.
Decreto lavoro e formazione
Per quanto riguarda il mondo del lavoro invece, Murelli spiega che il decreto lavoro punta innanzitutto alla formazione affinché ci sia un incontro tra domanda e offerta. “Il passo successivo è dare una formazione alle persone che si trovano in uno stato di precariato e non trovano un lavoro adeguato. In più, durante i corsi di formazione non li lasceremo soli, ma riceveranno un beneficio di 350 euro al mese, in modo che possano essere supportati momentaneamente mentre si adeguano alle esigenze del mercato del lavoro”.
Precarietà
Ma come risolvere il problema della precarietà? “Non bisogna pensare più al classico posto fisso come esisteva negli anni Ottanta”, dichiara Murelli. “Il mercato del lavoro è sempre più in evoluzione e innovativo. Dunque il lavoratore deve essere proteso a un contratto intercambiabile. Ma anche i contratti a temine dovranno essere tutelati nella maniera più adeguata possibile”.
Sicurezza sul lavoro
Il decreto lavoro affronta anche il tema della sicurezza sul lavoro. “Su questo abbiamo una Commissione di inchiesta dedicata e in questo provvedimento viene dato un primo segnale per fare in modo che gli studenti che fanno un tirocinio o un apprendistato possano essere tutelati dagli infortuni”, spiega ancora la senatrice.
Reddito di cittadinanza: cosa non ha funzionato secondo Murelli
Il reddito di inclusione prenderà il posto del reddito di cittadinanza: “Io ero relatrice sul provvedimento del reddito di cittadinanza nella scorsa legislatura e ho visto cosa funziona e cosa no. Noi stiamo attenti alle persone che hanno difficoltà. Infatti abbiamo previsto il reddito di inclusione per le famiglie con disabili e fragili, non occupabili. Per gli altri, che invece sono occupabili, il beneficio del reddito di inclusione decadrà se non accetteranno offerte di lavoro entro dodici mesi”.
Senatrice, la segretaria del Pd Elly Schlein ha dichiarato che il decreto lavoro è una sentenza di condanna alla precarietà.
“Non è vero. Il Pd si deve adeguare ai tempi. Il precario è colui che non riesce a trovare lavoro perché non esiste un mercato del lavoro. Invece in Italia esiste, ma c’è una difficoltà nell’adeguare domanda e offerta. Ci deve essere anche la disponibilità delle persona e la volontà di non affrontare questo tema come un forma di assistenza, come nel caso del reddito di cittadinanza, ma a 360 gradi. Per avere un lavoro si deve essere disposti, a patto che sia ben pagato e abbia tutte le tutele”;
Su Facebook, l’ex premier Giuseppe Conte ha lanciato un appello a scendere in piazza a giugno per difendere il reddito di cittadinanza.
“Giuseppe Conte ha utilizzato il reddito di cittadinanza come una bandiera elettorale. Infatti se paragoniamo il numero dei percettori con quello dei voti che ha preso il Movimento 5 Stelle, sono assolutamente identici. Non si è preoccupato di avere un rilancio professionale e formativo di chi lo percepiva. Il rdc era una pure forma di assistenzialismo, e questo era quello che noi della Lega non volevamo. Quel sistema non ha funzionato perché l’Italia non era pronta e non lo è ancora, dal momento che non ha una rete adeguata di centri per l’impiego che possa supportare l’incontro tra domanda e offerta sul modello tedesco. Tutte le persone occupabili dai 18 ai 55 anni devono essere seguite e avvicinate al mondo del lavoro con la formazione che può essere messa in piedi dallo Stato, dai centri per l’impiego e dalle agenzie interinali che conoscono bene il mercato”.