Nelle ultime settimane si è registrato un picco del 50%. Dal Bambin Gesù i consigli su come comportarsi
A Roma è scattato l’allarme streptococco, il batterio che causa la scarlattina. Nelle ultime settimane i casi sono aumentati in modo esponenziale, portando gli esperti a guardare con attenzione e preoccupazione all’evoluzione della situazione. I casi sono saliti del 30% secondo i pediatri, con picchi che hanno superato il 50%.
Grande attenzione alla situazione nelle scuole, dove le richieste di effettuate tamponi di controllo sono aumentate a dismisura: “Sicuramente c’è un aumento di casi di positività allo streptococco Beta Emolitico di gruppo A”, ha dichiarato Alberto Villani, direttore del Dipartimento di Emergenza, Accettazione e Pediatria Generale dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Anche il Ministero dell’Istruzione ha preparato una circolare dopo l’allarme lanciato dai pediatri, a margine della presentazione a Roma dell’Osservatorio ONsAR (Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico Resistenza), di cui Villani fa parte.
Dello stesso avviso anche Walter Ricciardi, ordinario di Igiene presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Bisogna prendere atto che le malattie infettive si stanno riaffiancando alle malattie croniche come grandi determinanti di malattie e purtroppo di mortalità, quindi bisogna affrontarle in maniera decisa”.
Non è più come un tempo in cui si considerava che le malattie infettive fossero trascurabili o addirittura sparite- ha proseguito Ricciardi- oggi stanno ritornando in maniera fortissima e importante e, purtroppo, abbiamo sempre meno strumenti per combatterle perché l’antimicrobico resistenza significa che per molte di queste malattie ormai non abbiamo più strumenti terapeutici”. Per questo, secondo Ricciardi, è “straordinariamente importante la vaccinazione, quando ci sono i vaccini per prevenire queste malattie- ha sottolineato- ed è molto importante l’organizzazione degli ospedali e delle strutture assistenziali per prevenire le infezioni”.
Ma quali sono i sintomi che evidenziano la presenza dello streptococco e quando è necessario fare il tampone? “Se un bambino ha dei sintomi, che sono in genere una faringotonsillite febbrile, cioè avere la tonsillite, le placche, la febbre e magari anche delle macchie sulla cute, allora è giusto fare il tampone su consiglio del pediatra- ha risposto Villani- Se il tampone venisse positivo si somministra un antibiotico”. Il tampone, insomma, va eseguito “nel caso ci siano dei sintomi che giustifichino la sua effettuazione. Avere la positività di un tampone in un bambino che non ha sintomi non è invece meritevole di attenzione- ha spiegato ancora Villani- e senz’altro non deve essere praticata nessuna terapia”. Il medico consiglia i genitori sul comportamento da tenere: “Se il tampone venisse positivo è giusto fare una terapia antibiotica. Non c’è nessun motivo di fare terapie antibiotiche nei soggetti che siano stati accanto o vicino a dei bambini che erano positivi e che fanno la terapia, perché non c’è una contagiosità di questo tipo, ma soprattutto se non ci sono sintomi. Quindi se un bambino è stato accanto ad un altro bambino, che è risultato positivo e sta facendo la terapia, se non ha sintomi deve stare tranquillo”. In conclusione, il tampone ha una sua indicazione e “quando e se c’è indicazione a farlo venisse positivo, solo allora va praticata la terapia antibiotica”, ha concluso Villani.
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