Il Parlamento europeo ha approvato un emendamento contro la “retorica anti-gender e anti-Lgbtq”, che condanna “la diffusione di retorica anti-diritti, anti-gender e anche Lgbtq da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.
L’emendamento è stato proposto dai Verdi ed ha avuto il via libera con 282 sì, 235 no e 10 astenuti. Ne abbiamo parlato in esclusiva con Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare e coordinatore del Comitato per i Rapporti europei e internazionali del Movimento 5 Stelle, vicepresidente dell’intergruppo LGBTQ dell’Europarlamento.
Cosa sta succedendo in Ungheria, Polonia e Italia in tema di diritti di genere?
“C’è un inquietante fil rouge che lega l’Italia ai cosiddetti Paesi di Visegrad ed è un costante attacco ai diritti delle minoranze, in particolar modo le famiglie arcobaleno e gli immigrati. Ricordiamo in Polonia le cosiddette LGBT “zone free” costituite dai Comuni e dalle Province governate dal PIS, il partito alleato della Meloni al Parlamento europeo, smobilitate poi per fortuna dopo l’intervento della Commissione europea. In Ungheria è stata approvata una legge che vieta le rappresentazioni dell’omosessualità nei contenuti dei media, come se essere gay fosse un’oscenità o qualcosa di cui vergognarsi. Questa di Orban è una decisione dal sapore putiniano incompatibile con i valori europei. In Russia la censura è arrivata persino in uno dei teatri più importanti del mondo il Bolshoi dove è stata cancellata una rappresentazione di Nureyev perché contraria ai valori tradizionali. In Italia non siamo ancora a questi livelli, ma non dimentichiamo che certi politici di destra hanno affermato pubblicamente che il desiderio di paternità delle coppie omogenitoriali è simile alla pedofilia. Confondono l’amore con l’odio, la libertà con la violenza. La loro ideologia crea e diffonde diffidenza e paura nella popolazione ed è contraria ai valori dell’Unione Europea: la dignità umana, l’uguaglianza e i diritti fondamentali dell’uomo. Insomma, meno male che l’Europa c’è e batte un colpo“;
Nel caso dell’Italia tutto è cominciato il 30 marzo. L’Europarlamento ha condannato Roma perché il governo ha chiesto al Comune di Milano di non registrare più i figli nati da coppie omogentoriali. Crede che sul campo dei diritti ci siano dei rischi concreti per il nostro Paese?
“Ahimè siamo passati in pochi mesi dai rischi ai dati di fatto. In Italia non vengono più registrati e quindi riconosciuti i figli delle coppie omogenitoriali, in alcune città si è arrivato persino a cancellare retroattivamente sui registri civili il rapporto di genitorialità fra padri e figli creando pericolosi precedenti. Contro questa caccia alle streghe il Parlamento europeo si è espresso più volte e da ultimo, questa settimana l’integruppo LGBT, di cui sono vicepresidente, ha formulato un emendamento che è stato sostenuto dalla maggior parte dei gruppi politici in plenaria. Questi sono segnali che il governo italiano non deve sottovalutare. Per fare un esempio, ben 15 Stati europei si sono uniti alla Commissione europea e hanno presentato una causa legale contro la legge ungherese anti-LGBT a dimostrazione che su questi valori non si cede e si lotta fino alla fine”;
Cosa contesta in particolare al governo Meloni?
“Giorgia Meloni e il suo governo stanno danneggiando l’immagine del nostro Paese in Europa e nel mondo e, spostando l’asse delle nostre relazioni diplomatiche dai Paesi fondatori dell’UE a quelli di Visegrad che vantano posizioni nazionaliste, rischia di isolarci con conseguenze anche di natura economica, industriale e commerciale. Le prossime elezioni europee saranno cruciali per ribadire una volta per tutte che cosa è l’Unione europea e perché è nata. Come Movimento 5 Stelle saremo in prima linea, come sempre, per la tutela dei diritti di tutte e tutti. Noi guardiamo al futuro e crediamo in una società libera, solidale e aperta“.
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