L’associazione si scaglia contro la decisione dell’Aifa: “I rischi sono certificati. E non sarà gratis, ma pagata da tutti noi”
L’Aifa ha annunciato di aver messo a disposizione delle donne di tutte le età, la pillola anticoncezionale in modo gratuito. La scelta ha trovato la forte condanna del Movimento Pro Vita, che ha preso le distanze da questa decisione per ragioni etiche, legate alla salute ed economiche. “La scelta dell’Agenzia Italiana del Farmaco di rendere gratuita la pillola anticoncezionale non ha nessuna ragione medico-scientifica ma è una decisione puramente ideologica, assunta da un organo privo di qualsiasi rappresentanza democratica”, dichiara ai nostri microfoni Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo Pro Vita & Famiglia. Il costo stimato per garantire a tutte le donne il farmaco anticoncezionale gratis, è di 140 milioni di euro l’anno.
La novità è stata confermata da un’intervista a Giovanna Scroccaro, presidente del comitato prezzi e rimborsi dell’Aifa, che ha annunciato che per rendere la contraccezione gratuita in Italia “sono stati valutati, all’interno di 3 categorie di farmaci contraccettivi, individuate e divise per ‘generazione’, i prodotti meno cari, che sono stati resi gratuiti. È stata in particolare la Commissione tecnico-scientifica a suddividere la grande platea di contraccettivi disponibili a oggi per componente progestinica, raccomandando di rendere disponibili gratuitamente un certo numero di prodotti per ogni diversa ‘generazione’ di medicinali, garantendone una certa sovrapponibilità”.
Per la Ruiu, “è eloquente che la stessa dirigenza dell’AIFA abbia dichiarato esplicitamente di aver compiuto questo passo a pochi mesi dal rinnovo dei propri vertici, confermando lo stretto legame tra la natura della decisione e l’orientamento attuale dell’ente. Va precisato che la pillola non diventa «gratuita», ma sarà pagata con le tasse di tutti i cittadini, nonostante le implicazioni etiche fortemente divisive, soprattutto considerando che altri farmaci molto più essenziali per curare la salute sono a pagamento. Salvo specifiche situazioni per la cura di patologie diagnosticate, infatti, la pillola anticoncezionale non costituisce una terapia per curare la salute della donna ma per impedirne il suo funzionamento naturale, tra l’altro con rischi certificati”.
L’esponente di Pro Vita torna sulle difficoltà delle coppie italiane a concepire figli: “Non si capisce perché i contribuenti debbano essere costretti a pagare la scelta di qualcuno di non avere figli. Alla domanda dei giovani italiani – ben il 42% secondo un sondaggio Quorum/YouTrend per Sky TG24 – che desiderano mettere al mondo figli ma non lo fanno per paura del futuro, non è possibile rispondere spendendo 140 milioni di Euro dei cittadini per incentivare la denatalità, per di più in un contesto di grave inverno demografico .Auspichiamo pertanto – Conclude Ruiu – che il Governo proceda speditamente a una profonda riforma dell’AIFA, che impedisca all’ente di fare scelte politiche e ideologiche e che ripristini il maggior grado di prudenza medica e scientifica sull’uso di farmaci a partire dalle pillola anticoncezionali, fino alle pillole abortive, la RU486, o pontenzialmente tali, come quella dei 5 giorni dopo EllaOne”.
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