“C’è in corso un’ipotesi di dirottamento di un mercantile che stava arrivando in Libia dopo aver soccorso migranti – ha dichiarato oggi 27 marzo il ministro dell’Interno Matteo Salvini -. E che invece ora sta dirigendosi a nord, verso Malta o Lampedusa. Non siamo più ai soccorsi, sarebbe il primo atto di pirateria in alto mare, con migranti che hanno dirottato il mercantile che era arrivato a 6 miglia dalla costa libica. Sappiano che l’Italia la vedranno col cannocchiale “.
Cambia qualcosa, intanto, nella vicenda della nave SeaWatch. Come è noto l’imbarcazione ha dovuto attendere 12 giorni davanti al porto di Siracusa prima di avere il via libera allo sbarco a Catania, il 31 gennaio scorso. Ci sarebbero, infatti, elementi per contestare il reato di sequestro di persona. Lo sostengono i magistrati della Procura di Roma. I quali hanno inviato il fascicolo, al momento contro ignoti, ai colleghi di Siracusa. Questi ultimi adesso dovranno valutare se esistono profili di competenza del tribunale dei ministri di Catania.
Il procedimento, coordinato dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, era stato avviato alla luce di un esposto. Un atto presentato il primo febbraio scorso in cui si ipotizzava il reato di omissioni di atti di ufficio. I magistrati di piazzale Clodio hanno, quindi, effettuato una serie di accertamenti delegati alla Guardia Costiera da cui risulta che la vicenda della SeaWatch, una ong tedesca, è sovrapponibile a quella della nave Diciotti. Questo significa che il reato più grave ipotizzabile è quello di sequestro di persona. Ciò radica il procedimento nel luogo in cui sarebbe avvenuta la limitazione della libertà personale. La nave aveva a bordo 47 migranti di cui alcuni minori.
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