“Sì alla cittadinanza a Ramy perché è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini a proposito del ragazzino che ha dato l’allarme ai carabinieri dal bus sequestrato a San Donato Milanese.
Avrebbe invece precedenti di polizia, ma non risultano condanne, Khaled Shehata, padre di Ramy, uno dei ragazzi eroi che hanno contribuito a salvare i compagni nell’autobus a cui l’autista aveva dato fuoco a San Donato Milanese. A suo carico, a quanto si è saputo, il reato di permanenza irregolare in Italia, una denuncia per rapina nel ’99 e il fatto di aver falsamente attestato di essere un pubblico ufficiale, ma non condanne.
I fatti sono stati commessi tra Crema e Cremona e risalgono indietro nel tempo. Per evitare “fraintendimenti e strumentalizzazioni” dopo “la richiesta di cittadinanza formulata da Ramy Shehata per sé e la propria famiglia”, l’avvocato Antonino Ennio Andronico, su mandato dei genitori di Adam El Hamami – che con Ramy ha avvisato i carabinieri durante il sequestro del bus a San Donato Milanese – ha precisato che “questi ultimi non hanno mai inteso chiedere e non richiedono nulla per se stessi”.
“Allo stesso tempo i signori Kalid e Hasnaa El Hamami – ha spiegato l’avvocato all’agenzia di stampa Ansa – chiedono semplicemente che le Autorità vogliano prendere in considerazione il comportamento eroico di Adam. Il quale a sprezzo del pericolo ha contattato telefonicamente i carabinieri nel corso del sequestro per dare la posizione esatta dell’autobus declinando il proprio nome e cognome e contribuendo a salvare se stesso e i propri compagni di classe, quale ‘eminente servizio reso all’Italia’ ai sensi dell’articolo 9 comma 2 della legge 91/1992 in quanto tale meritevole della concessione della cittadinanza italiana”.
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