Il ministro dell’Interno Matteo Salvini annuncia di voler riapre i bordelli che in Italia non esistono più, legalmente, dal 1958 (legge Merlin). Un salto indietro nel tempo di sessant’anni. Giustificato così dal capo leghista: “Ero e continuo a essere favorevole alla riapertura delle case chiuse. Non c’è nel contratto di governo, perché i Cinquestelle non la pensano così, però io continuo a ritenere che si debba togliere alle mafie, alle strade e al degrado questo business, anche dal punto di vista sanitario. Per me il modello austriaco è quello più efficiente”.
Salvini la butta lì (siamo in campagna elettorale), attento a fare subito retromarcia: “Non aggiungiamo problema a problema, chiudiamo quelli aperti prima di riaprire le case chiuse”. Intanto, in Veneto, è cominciata la campagna parlamentare per istituire un albo che regolamenti la prostituzione.
La quinta commissione del Consiglio regionale ha dato il via libera alla proposta avanzata da Antonio Guadagnini di Siamo Veneto, come riporta Giuseppe Pietrobelli sul Fatto Quotidiano. Ora essere approvata dal Consiglio e quindi seguire l’iter di approvazione statale per riformare la legge Merlin.
“La mia proposta tiene conto della giurisprudenza ormai consolidata della Corte di Cassazione” ha commentato Guadagnini. “Chi esercita questo lavoro è un ‘libero professionista‘, che ha diritto a ricevere un giusto compenso“. “E dovrebbe emettere fattura con partita Iva. Essa inoltre afferma che affittare o cedere un appartamento per uso di prostituzione, entro certi limiti, non dovrebbe considerarsi favoreggiamento della prostituzione”.
Non è convinta della bontà dell’operazione Pia Covre, fondatrice dell’onlus Comitato per i diritti civili delle prostitute. “Le case chiuse di Salvini penso siano un sistema di distrazione di massa. Dell’argomento se ne parla sempre in campagna elettorale, quando non si vogliono affrontare i problemi reali, come la crisi economica”.
Perplessità anche sulla praticabilità della legge: “Poiché con l’autonomia si distaccheranno le regioni più ricche, al Governo hanno pochi soldi e hanno deciso di fare cassa con i proventi della prostituzione. Bisognerà vedere se le sex worker pagheranno le tasse. Forse non sanno che in Germania su 200 mila lavoratrici soltanto 6 mila si sono regolarmente iscritte”.
La messa in regola della prostituzione che il Veneto vorrebbe prevede anche un inasprimento delle pene. Gli sfruttatori della prostituzione minorile rischierebbero dai 10 anni di reclusione all’ergastolo. Ma anche chi ha rapporti sessuali con minori di 14 anni in cambio di denaro o altra utilità rischia l’ergastolo. Se i minori hanno dai 14 ai 18 anni, la pena andrebbe dai 10 ai 20 anni di reclusione. Dai 10 anni all’ergastolo è la pena per chi organizza o pubblicizza il turismo sessuale con minorenni.
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