L’analisi sui costi e benefici della Torino-Lione, approdata ieri sera 11 febbraio a Palazzo Chigi, porta un verdetto impietoso. Secondo la commissione di esperti guidata dal professor Marco Ponti, e composta da professori in passato apertamente scettici o contrari all’opera, la Tav sarebbe un enorme spreco di soldi.
Lo scrive La Stampa. Il denaro pubblico, a giudizio degli esperti, sarebbe sperperato. Con una sproporzione di costi di almeno 5,7 miliardi rispetto ai benefici. E con l’ipotesi che il divario arrivi fino a 8 miliardi. Il dossier commissionato dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, e rimasto secretato per oltre quaranta giorni, stima invece i benefici in più di 800 milioni, cifra ben lontana dai 20 miliardi stimati da Telt, la società Italo francese che segue i cantieri.
“Non l’ho ancora letta”, s’è smarcato il vicepremier Matteo Salvini arrivando a Palazzo Chigi . Per arrivare a un risultato cosi negativo la commissione ha lavorato su due fronti. Innanzitutto sulle stime riviste di traffico, merci e passeggeri, stilate a partire dal 2011 dall’Osservatorio.
Nel primo scenario si ipotizza che il traffico merci ferroviario fra Torino e Lione (oggi fermo ai livelli del 2004) si moltiplichi di 25 volte. Passando da 2,7 milioni di tonnellate del 2017 a 51,8 del 2059; i passeggeri da 700 mila diventerebbero 4,6 milioni. Per gli esperti è improbabile: servirebbe un tasso di crescita dei flussi del 2,5% annuo.
Ossia che la nuova linea ferroviaria “rubi” il 18% delle merci oggi in transito sul confine Italo-svizzero.Ma anche il 30% dei flussi stradali al confine di Ventimiglia, il 55% del traforo del Fréjus e il 40% del Monte Bianco. E ciò nonostante il saldo sarebbe negativo per 7,8 miliardi. L’ipotesi di linea low cost suggerita tra gli altri dalla Lega, con risparmi per oltre un miliardo rivedendo la tratta nazionale, ridurrebbe lo squilibrio a 7,2 miliardi.
Il secondo scenario analizzato da Ponti si basa su stime più prudenti. Una crescita dei flussi all’1,5% annuo, un travaso più contenuto di merci e passeggeri da strada a ferrovia. È lo scenario considerato più realistico perché secondo la commissione su quell’asse non c’è domanda di trasporto merci. Nel tunnel del Frejus passano poco più di 2 mila Tir al giorno e le previsioni future non lasciano intravedere grandi cambiamenti.
L’esito resta dunque negativo per 7 miliardi tenendo conto dei soldi ancora da spendere, quasi 8 aggiungendo il miliardo e mezzo già speso. Con la mini Tav la penalizzazione scenderebbe a 6 miliardi. Anche i benefici ambientali vengono sminuiti: al massimo 7-800mila tonnellate annue di anidride carbonica in meno, quando il solo traffico di Roma ne genera 4,5 milioni.
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