La Francia ha richiamato a Parigi per consultazioni l’ambasciatore a Roma Christian Masset. Lo annuncia una nota durissima del Quai d’Orsay che parla di “attacchi senza precedenti dalla fine della guerra e senza fondamento” e “dichiarazioni oltraggiose” da parte del governo italiano. “Essere in disaccordo è una cosa, strumentalizzare la relazioni a fini elettorali è un’altra”, aggiunge il ministero degli Esteri francese.
“Le ultime ingerenze sono una provocazione ulteriore e inaccettabile, violano il rispetto dovuto all’elezione democratica fatta da un popolo amichevole e alleato e il rispetto che i governi democratici e liberamente eletti si devono reciprocamente”, prosegue il comunicato. “Per diversi mesi la Francia è stata oggetto di ripetute accuse, attacchi infondati e pretese assurde“, ha aggiunto il governo francese, definendo gli attacchi “senza precedenti” dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Si aggrava dunque la crisi tra i due Paesi dopo settimane di tensioni sui temi dell’immigrazione e dei controlli alle frontiere. Con i numerosi blocchi della polizia francese al confine di Ventimiglia, dove i migranti che dall’Italia cercavano di arrivare in Francia venivano respinti. E poi le accuse di interferenza negli affari francesi per i rapporti con i gilet gialli, l’estradizione dei terroristi fuggiti in Francia durante gli anni di Piombo dopo il caso Battisti, la gestione della crisi in Libia.
Nel paese africano la Francia voleva elezioni entro lo scorso dicembre, l’Italia non voleva invece correre troppo sperando di arrivare prima a un’intesa tra le parti in causa. E ancora: l’Alta Velocità. Come è noto l’Italia ha appena consegnato i risultati della valutazione costi-benefici all’ambasciatore francese per la Tav Torino-Lione. Una parte del governo italiano è contrario al proseguimento dei lavori, i francesi sono da sempre favorevoli. E da ultimo la polemica aperta dal Movimento 5 Stelle su quello che definiscono il “franco delle colonie”, ovvero il franco Fca, moneta in uso in alcuni Paesi africani, usata da Di Maio come esempio di un “neocolonialismo” che sfrutta le risorse dell’Africa e spinge le popolazioni a migrare.
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