Il governo Conte si divide sulla questione trivelle. Il Ministero per lo sviluppo economico avrebbe prorogato una concessione ad Agip ed Eni per il lavoro di ricerca di idrocarburi nel mar Adriatico, in particolare di fronte alle coste dell’ Emilia Romagna, e sarebbe pronto a autorizzare altri 4 permessi nel mar Ionio, per gli impianti situati in Puglia e Calabria.
Ma il ministro dell’ambiente, Sergio Costa, si ribella: “Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro paese e i nostri mari e mai lo farò”. I più delusi dal comportamento dei 5 stelle e di Luigi Di Maio sono i cittadini e gli ambientalisti del comitato “No Triv”. “Tutto quello che avevamo contestato ai precedenti governi viene attuato da quello attuale”, attaccano.
La questione ambientale, a partire dal no alle trivelle, al gasdotto tap in Puglia e alla tav Torino-Lione, era stata un cavallo di battaglia della campagna elettorale dei Cinque Stelle. In prima fila, nel 2016, a sostegno del referendum promosso da 5 regioni contro le trivellazioni petrolifere .La consultazione però non raggiunse il quorum, anche se i sì ottennero una maggioranza schiacciante, oltre l’85%.
Sul piede di guerra, oggi come allora, il governatore della Puglia Michele Emiliano che si dice pronto ad impugnare le nuove autorizzazioni rilasciate dall’esecutivo. Il Governo a questo punto sembra frenare. “Si tratta di permessi dati dal precedente governo sui quali manca ancora il via libera della commissione tecnica”, spiega il ministero dell’Ambiente. E annuncia un’iniziativa, d’accordo con il Mise, per inserire nel decreto Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi di trivellazione.
Dopo le prime polemiche, è intervenuto il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. “Ho scelto il Ministero dello Sviluppo economico anche perché sapevo che da queste parti passano le autorizzazioni a trivellare il nostro territorio e i nostri mari. In questi otto mesi abbiamo già fermato tante nuove richieste e presto avrete un piano clima ed energia in Italia che proietterà l’Italia verso il 100% di energie rinnovabili – ha scritto su Facebook -. Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia.
Queste “ricerche di idrocarburi” (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e dal Ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato. Quando il Pd ha dato l’ignobile parere favorevole un anno e mezzo fa, nessun giornale aveva messo la notizia in prima pagina”.
“Ho letto che il Governatore della Puglia intende impugnare queste autorizzazioni. Sono contento – ha aggiunto Di Maio -, non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma. Ma non sarà “un ricorso contro Di Maio”, bensì sarà un ricorso di un governatore del Pd contro una autorizzazione rilasciata dal Pd. Nulla di nuovo direte voi! Di certo continueremo a parlare con i cittadini e infatti il Ministro Costa e il Sottosegretario Crippa incontreranno le associazioni che si oppongono alle trivellazioni”.
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