“Quanti migranti accogliamo? Zero, abbiamo già dato”. Così il vicepremier Matteo Salvini nell’ennesima, pressoché quotidiana, diretta video su Facebook con cui si rivolge ai cittadini. “Su questa scrivania ho firmato il permesso di arrivare in Italia a centinaia di donne e bambini riconosciuti in fuga da associazione serie e che avranno in Italia il loro futuro. Poi basta: per i trafficanti di esseri umani i porti italiani sono erano e saranno chiusi. Grazie a questo traffico gli scafisti comprano armi e droga; io non sarò complice di chi vende a esseri umani per poi comprare armi e droga”. Le “Ong non hanno obbedito a indicazioni precise impartite”.
Dopo l’annuncio della Toscana, intanto, anche l’Emilia-Romagna potrebbe fare ricorso alla Consulta contro il decreto sicurezza. Lo riporta il sito dell’Ansa. Dell’ipotesi, ancora allo studio, parlano quotidiani locali ed è la vicepresidente della giunta di centrosinistra guidata da Stefano Bonaccini, Elisabetta Gualmini, a spiegare al Corriere di Bologna il proprio punto di vista.
“Come Regione – dice Gualmini, che ha la delega al Welfare – non abbiamo competenze dirette sulla gestione dell’accoglienza, ma le abbiamo certamente sul sistema sanitario e se a una persona viene negato l’accesso ai servizi sanitari di base come causa della mancata iscrizione all’anagrafe è chiaro che è un problema, nonché una violazione dei diritti fondamentali. Dunque non escludiamo di fare ricorso”. Proprio per capire l’impatto delle nuove norme, “ho convocato – aggiunge la numero due di viale Aldo Moro – per le prossime settimane il tavolo di coordinamento sulle politiche migratorie con tutti i distretti della regione”.
Le Regioni, dunque, al fianco dei sindaci disobbedienti. La polemica sull’applicazione dell’articolo 13 del decreto Sicurezza (ormai legge) che impedisce l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo si arricchisce di un nuovo capitolo, con alcuni governatori pronti a farsi carico del ricorso alla Corte costituzionale su una norma ritenuta disumana e in contrasto con la Carta fondamentale. Dopo l’annuncio del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino (“stiamo valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo”) è stata la Toscana a fare da apripista.
Già oggi 7 gennaio la giunta regionale approverà la delibera sul ricorso da presentare alla Corte costituzionale, ha reso noto il governatore Enrico Rossi, per il quale i sindaci “fanno bene a ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”. Un’iniziativa ovviamente sgradita al titolare del Viminale, che polemizza apertamente con Rossi.
“Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) in condizioni di povertà assoluta, si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Enrico Rossi – osserva Matteo Salvini – straparla del Decreto sicurezza che dà più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani”. Mentre l’altro vicepremier Luigi Di Maio se la prende con i sindaci “sedicenti di sinistra“, la cui disobbedienza, dice, “è soltanto un’occasione di campagna elettorale”.
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