Il Movimento Cinque Stelle si prepara. Alessandro Di Battista torna casa. L’annuncio è arrivato in diretta Facebook: “Dopo 16.718 km in bus (più altri su varie imbarcazioni), con qualche kg in meno noi due e qualcuno in più Andrea, dopo aver visitato 9 paesi, scritto reportage, girato documentari, dopo aver vissuto per 7 mesi la vita che sognavamo per nostro figlio… torniamo a casa. Un saluto e un augurio di Buon Natale a tutti quanti!”.
L’ex parlamentare e guida carismatica per molti nel M5S lascia dunque il Sud America per fare il suo rientro a Roma. Un ritorno annunciato ma che adesso rischia di scompaginare i giochi politici. Sebbene nel suo post di addio all’America “Dibba” non faccia cenno più di tanto alle questioni nazionali. Solo un ricordo della formazione del nuovo governo pentastellato (“mi ha fatto effetto non esserci, ma non potevamo fare scelta migliore”, ha detto riferendosi al viaggio con la compagna e il figlio).
E un appuntamento con suo “fratello Luigi” (Di Maio) con cui “ci parleremo e vedremo il da farsi“. E con una motivazione, quella del suo rientro, “anche per difendermi dalla cazzate che scrivono su di me. Ma sarà un piacere”, ha concluso.
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ARCHIVIO – Salvini e Di Battista, polemiche e frecciatine. Ecco perché non si sopportano
Alessandro Di Battista (M5S) ha annunciato il suo rientro in Italia dal Centro America per fine anno. E cominciano le polemiche a distanza, per il momento a colpi di fioretto, con la Lega e Matteo Salvini in particolare. Il leader leghista lo prende pubblicamente in giro. “Lo invidio profondamente – ha dichiarato il ministro dell’Interno a Otto e mezzo da Lilli Gruber – si sta godendo la vita con la moglie e il figlio”. Come è noto Di Battista è il capo carismatico dell’ala più di sinistra del Movimento 5 Stelle. E non vede di buon occhio l’alleanza stretta da Luigi Di Maio con Salvini. In Italia ha lasciato il padre Vittorio che usa Facebook come clava contro l’esecutivo. “Ca’ nisciuno è fesso – scriveva in uno degli ultimi sul social network – il compromesso mi sta bene. La riforma della prescrizione dal 2020. Benissimo. Il decreto Sicurezza dal 2020. Se poi salta tutto, prima del 2020, tanti fianiromani. Lezioncina di storia Patria: Muzio Scevola ci mise la mano, il sottoscritto non ci mette la mano e neppure altro”.
Anche Alessandro Di Battista pungola, attacca e sferza appena ne ha l’occasione. Lo fa con post ben calibrati su Facebook, ricordando la sua presenza nei “reoportage” che il Fatto Quotidiano gli pubblica e rilasciando qua e là interviste critiche con l’operato dell’esecutivo Conte, come sottolinea il sito del Giornale. “Mi chiedete in tanti di tornare – scriveva un paio di giorni fa su Facebook – presto, presto torneremo. Mancano meno di due mesi, poi vediamo cosa succede e vedremo che faremo. Per adesso facciamo documentari, scriviamo. Io scrivo reportage”.
Continuare ad annunciare il proprio ritorno, come sottolinea oggi 9 novembre il Corriere della Sera, suona come una sorta di minaccia al governo e rischia seriamente di far saltare l’alleanza tra il Movimento 5 Stelle e la Lega. Non è un caso se Dibba si fiondi a commentare solo le misure che richiamano maggiormente la pancia della base grillina. “So che il M5S sull’anticorruzione deve essere molto, molto duro“, scriveva sempre su Facebook mentre la maggioranza stentava a trovare un’alleanza sul ddl anti corruzione. “Per me la prescrizione dovrebbe essere sospesa quando c’è il rinvio a giudizio e non dopo il primo grado perché questo istituto ha favorito solo i ladri in questo Paese – spiegava – bisogna capire da che parte sta la Lega, e si capisce su questa roba qua, si capirà a breve se la Lega sta pensando un minimo al Paese o l’unico paese a cui pensa sia Arcore”.
All’ennesima provocazione Salvini aveva risposto con una battuta feroce: “La fiducia al mio decreto l’hanno votata i 5 Stelle e non Forza Italia. C’è il fuso orario, avviseranno Di Battista… se prendo un impegno lo rispetto fino in fondo”. Il problema politico, però, resta. Almeno per il Movimento 5 Stelle. Anche perché l’obiettivo di Di Battista è portare il partito più a sinistra. Dalla sua avrebbe un’altro grillino duro e puro come Roberto Fico. E così continuare a ripetere che sta per tornare in Italia significa anche ricordare a Di Maio che la sua leadership non è così scontata.
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