Chi deve cedere: Salvini per quota 100 sulle pensioni o Di Maio sul reddito di cittadinanza? Una cosa è chiara: per accontentare l’Europa, bisogna ridurre le pretese. Così sul Quotidiano Nazionale Antonella Coppari. Né il vicepremier leghista né quello pentastellato, spiega la cronista, sembrano intenzionati ad arretrare. I segnali che arrivano in queste ore sono di posizioni molto ferme.
In particolare, il ministro dell’Interno sulle pensioni è categorico: “Quota 100 non si tocca. La prima finestra di uscita resta ad aprile e sarà valida fino al 2021“. Lo descrivono tanto determinato da evocare la possibilità dell’esercizio provvisorio di bilancio, pur di non darla vinta agli alleati. “I nostri elettori – avverte il ministro dell’Agricoltura Centinaio – ci dicono che il passo indietro va fatto sul reddito di cittadinanza”.
Rilancia il sottosegretario Giorgetti: è una misura su cui dobbiamo confrontarci perché ha fatto registrare “ampi consensi per il M5S al Sud”. Ma “piace all’Italia che non ci piace” e rischia “di alimentare il lavoro nero” soprattutto nel Meridione. Una sfida nella sfida per i pentastellati che – forti del pressing tedesco – cercano di riversare sulla misura chiave del Carroccio l’onere di evitare la procedura d’infrazione.
“A me l’Italia piace tutta – replica Di Maio –. Nessun taglio per il reddito: sarà la guardia di finanza a fare controlli” per evitare abusi. Alla faccia di chi suggeriva di abbassare i toni per non intralciare la trattativa con la Ue: “Da Giorgetti ci attendiamo rispetto”, tuona Patuanelli (M5S).
Il braccio di ferro diventa sempre più intenso, passa per Palazzo Chigi e coinvolge il ministro dell’Economia Tria, rientrato a Roma per tentare di far quadrare i conti. Come era inevitabile, il taglio del deficit irrompe nei rapporti già tesi tra alleati tanto che Giorgetti fa balenare lo spettro del voto anticipato. Dietro le quinte, non ha mai nascosto i suoi dubbi sugli alleati o sull’esecutivo di cui fa parte: stavolta lo fa in pubblico.
Photo credits: Twitter