Secco botta e risposta tra i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Domenica 9 dicembre Salvini ha incontrato i rappresentanti delle imprese e ha parlato della possibilità di un “referendum” sull’alta velocita ferroviaria (Tav). “Perché no?”, risponde Salvini, secondo quanto riporta ilfattoquotidiano.it, a chi gli chiede se una consultazione possa essere la strada da seguire nel caso in cui “dall’analisi costi benefici sull’Alta velocità non dovesse arrivare una risposta chiara”. “L’importante è avere dei sì o dei no. Io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero no o forse, si possono ascoltare i cittadini”, precisa poi il vicepremier del Carroccio, parlando a margine dell’incontro con i presidenti territoriali di Confindustria Lombardia, nella sede di Assolombarda a Milano.
Ma c’è una scena, inedita. Che ha fatto arrabbiare Luigi Di Maio. I rappresentanti delle imprese che invece di entrare al ministero del Lavoro o a quello dello Sviluppo vengono ricevuti al Viminale. Ieri 10 dicembre Di Maio è tornano su questo aspetto. Per polemizzare, sia pure in punta di fioretto. I fatti “si fanno al Mise, perché è il Mise che si occupa delle imprese”, sottolinea il ministro dello Sviluppo Economico rispondendo alla domanda se non si sentisse “scavalcato” dal collega vicepremier.
“Tutti i ministri hanno il dovere di incontrare sempre le imprese”, premette, ma assume significato doppio l’annuncio di Di Maio di “creare un tavolo permanente che segua tutta la legge di bilancio per gli imprenditori e i professionisti per dargli la possibilità di migliorarla”. A quel tavolo (che avrà “un metodo di lavoro”) si sistemeranno circa 30 sigle imprenditoriali contro “le poco più di 10 viste da Salvini”, evidenzia lo stesso titolare dello Sviluppo. Alle imprese Di Maio assicura novità su cuneo fiscale, sburocratizzazione e debiti della Pubblica amministrazione.
Nel frattempo Salvini continua a muoversi soprattutto con quello che sente parte del proprio elettorato. A Milano, per esempio, incontra gli imprenditori lombardi nella sede di Assolombarda. I fatti si fanno al Mise? “A me interessa la sostanza, io incontro, ascolto, trasferisco, propongo, miglioro poi a me interessa che il governo nel suo complesso aiuti gli italiani. Ognuno fa il suo”. E poi, a margine dell’incontro, il commento sulla Torino-Lione: “L’unica cosa che non può succedere è che si vada avanti ancora per settimane o per mesi a discutere. I cantieri o si aprono o non si aprono, l’importante è avere dei si o dei no, io tifo sì. Se i tecnici ci dicessero un no, o un forse, si possono ascoltare i cittadini”.
E non è nemmeno l’unico fronte interno di velata tensione tra i due leader della maggioranza. Sfumature dividono i due vicepremier anche sul taglio alle pensioni d’oro. Per Salvini il taglio “è nel contratto e ci sarà secondo me nella forma più utile: un blocco degli aumenti per le pensioni non coperte dai contributi sopra i 5 mila euro. Mi sembra un segnale di giustizia e equità sociale”. Secondo il segretario leghista anche “Di Maio la pensa così, poi sulla forma con cui intervenire il dibattito è aperto”. Tanto aperto che Di Maio dice chiaramente che le pensioni non vanno bloccate ma tagliate: su questo non si discute, il M5s è per tagliare tutte le pensioni d’oro e ribadiremo la nostra posizione al presidente del Consiglio nelle riunioni di maggioranza”.
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