Roma, arrestate 11 guardie giurate. L’accusa: “Rubavano dalle macchinette Atac”

Sono state arrestate  a Roma, e poste ai domiciliari, 11 guardie giurate. Sono accusate di avere rubato denaro all’Atac. Avrebbero asportato monete e banconote dalle casse che emettono biglietti dei bus e anche dalle biglietterie. Fino a “raggranellare” anche 500 euro al giorno a testa. Così, stamani 5 dicembre, riporta Rai News 24, i finanzieri del Comando provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma nei confronti, appunto, di 11 persone. Sono ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di peculato e simulazione di reato. Ad altre due è stato applicato l’obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini svolte dalle fiamme gialle del Gruppo Frascati, coordinate dalla Procura capitolina, hanno fatto emergere “gravi e reiterate condotte poste in essere da guardie particolari giurate dipendenti della società di vigilanza aggiudicatrice dell’appalto relativo alla gestione dei servizi di prelievo, ricarica, trasporto e vigilanza dei titoli di viaggio e del denaro delle casse automatiche (parcometri, biglietterie, macchine distributrici di biglietti bus e metro) di proprietà dell’Atac Spa”.

I diversi riscontri eseguiti, sia presso l’azienda municipalizzata sia esaminando le stesse macchine distributrici di biglietti, hanno permesso – secondo gli investigatori – di delineare “un collaudato sistema criminale, tanto semplice quanto dannoso. Gli indagati attraverso alcuni stratagemmi e approfittando della vetustà e obsolescenza delle macchine emettitrici di biglietti, asportavano dalle casse banconote e monete, spesso anche non rendicontate dal contatore elettronico. Condotte criminali sistematiche e fonte di danni costanti per Atac. Il profitto veniva utilizzato per l’acquisto di beni di consumo di varia natura e per il pagamento di vacanze”.

Tutti gli indagati – assicurano i finanzieri – erano ampiamente a conoscenza del sistema, ma alcuni di loro preferivano agire individualmente o, comunque, senza dividere con il collega di turno il provento dell’attività illecita. La media del guadagno illecito per ciascuno degli indagati è stimata tra i 250 e i 500 euro al giorno. Per giustificare gli ammanchi, quando rilevati dalla società titolare dell’appalto in sede di rendicontazione, le guardie ricorrevano a espedienti di ogni tipo, arrivando anche a simulare dei tentativi di furto.

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