La corte d’appello di Genova ha condannato a un anno e 10 mesi Umberto Bossi e a 3 anni e 9 mesi Francesco Belsito nel processo sulla maxi truffa ai danni dello Stato. Confermata la confisca dei 49 milioni di euro che, come è noto, la Lega di Matteo Salvini dovrà restituire, sia pure in comode rate da 600 mila euro all’anno (cioè teoricamente in oltre 81 anni). I giudici hanno anche condannato gli ex revisori contabili a otto mesi Diego Sanavio e Antonio Turci, mentre Stefano Aldovisi a 4 mesi, riformulando per loro l’accusa da truffa a indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
Il sostituto procuratore Enrico Zucca aveva chiesto la condanna a un anno e 10 mesi per Umberto Bossi (più mille euro di multa), 2 anni per i revisori Diego Sanavio e Antonio Turci (più 800 euro di multa) e un anno e 3 mesi per Stefano Aldovisi (più 500 euro di multa).
“Aspettiamo di leggere le motivazioni per poi fare ricorso in Cassazione. Per quanto mi riguarda sono fiducioso che la verità prima o poi venga fuori”. Lo ha detto Francesco Belsito dopo la sentenza di condanna in appello per la maxi truffa ai danni dello Stato. “Hanno portato avanti la tesi del primo grado – ha proseguito l’ex tesoriere della Lega – e cioè i fatti di Tanzania e Cipro li hanno considerati appropriazione indebita, mentre per me era un investimento come tutti quelli che ho fatto precedentemente”.
Per Belsito pende anche l’appello a Milano nell’ambito dell’inchiesta The Family. “La Lega ha depositato querela per appropriazione indebita a Genova – ha continuato – nel processo gemello a Milano: entro pochi giorni devono decidere, attendiamo e io sono sempre tranquillo con la mia coscienza. Magari qualcun altro no. Nelle casse del partito alle mie dimissioni c’erano cifre importanti. Nella contabilità federale più di 41 milioni di euro, più le proprietà immobiliari in quel momento”.
ARCHIVIO – “Spese private coi soldi della Lega”: condannati Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere Belsito
Avrebbero usato i soldi della Lega Nord per spese private personali. È quel che si chiama appropriazione indebita. Con questa accusa oggi 10 luglio 2017 sono stati condannati in primo grado dal tribunale di Milano Umberto Bossi, il figlio Renzo, detto “il Trota”, e l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito.
Il “Senatur”, fondatore della Lega, è stato condannato a 2 anni e 3 mesi, un anno e 6 mesi per “il Trota” (il figlio), 2 anni e 6 mesi per l’ex tesoriere. L’altro figlio di Bossi, Riccardo, era già stato condannato in abbreviato a un anno e otto mesi (per circa 158 mila euro di fondi sottratti dai conti del Carroccio).
“Me l’aspettavo. Ma non ho nulla da rimproverarmi. È solo il primo grado, andiamo avanti”, questo il commento di Bossi jr. che ha ammesso: “Tornassi indietro non mi candiderei”. “Sentenza ingiusta”, ha detto Belsito. Amaro il tweet di Roberto Maroni: “Mi spiace per Umberto, persona straordinaria. Mi spiace per lui, non per quelli che hanno sfruttato lui e la sua malattia in modo vergognoso”. La decisione del giudice Maria Luisa Balzarotti è arrivata nel processo “The Family”, così ribattezzato per il nome scritto sulla cartella di documenti sequestrata allora a Belsito in cui comparivano quelle che sono state giudicate spese private della famiglia Bossi pagate però con i soldi del Carroccio arrivati anche dai rimborsi elettorali.
La tesi della procura è che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega è stato “un modo di agire consolidato e concordato”. Stando alle indagini, tra il 2009 e il 2011, l’ex tesoriere della Lega si sarebbe appropriato di circa mezzo milione di euro, mentre l’ex leader del Carroccio avrebbe speso con i fondi del partito oltre 208mila euro. A Renzo sono stati addebitati, invece, più di 145mila euro, tra cui migliaia di euro in multe, tremila euro di assicurazione auto, 48 mila euro per comprare una macchina (un’Audi A6) e 77 mila euro per la “laurea albanese”.
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