Secco altolà del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul decreto sicurezza. Un messaggio molto polemico, indirizzato a parlamentari e forze politiche, è stato lanciato oggi 20 novembre da Roma: “Il Dl sicurezza – ha detto il leader della Lega, secondo quanto riporta il sito dell’Ansa – serve al Paese e passerà (cioè sarà convertito in legge, ndr.) entro il 3 dicembre o salta tutto e mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro“.
LA REPLICA DI DI MAIO
Una minaccia politica indirizzata soprattutto al Movimento Cinque Stelle e a quei dissidenti che si son già espressi contro le normative del decreto? A stretto giro il leader pentastellato Luigi Di Maio, parlando a Radio Anch’io, ha replicato che sarà “leale” sul decreto sicurezza. “Come capo politico del Movimento – ha detto rispondendo a una domanda sulla lettera con 19 firme di deputati inviata al Capogruppo, Francesco D’Uva, che esprime dubbi sul provvedimento – devo assicurare la lealtà del Movimento a questo Governo. Il decreto si deve approvare. È una questione di correttezza. Non ci si può rimangiare la parola”.
LA FRONDA DEL M5S
Il testo arriverà in Aula alla Camera venerdì 23 novembre e il governo potrebbe decidere di mettere la fiducia, come già al Senato. Una fronda dei pentastellati contrari al provvedimento si è però fatta sentire anche a Montecitorio con una lettera inviata al capogruppo Francesco D’Uva per lamentare scarsa “collegialità” nell’esame del provvedimento che “non trova, in molte sue parti, presenza nel contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del M5s”. Obiettivo della lettera di protesta, che riporta 19 firme pure se due di queste – sembra – sarebbero state aggiunte per errore, è quello di testimoniare la contrarietà ad alcune parti del provvedimento anche se, precisano i firmatari, “non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo”.
Inceneritori, tregua nel Governo. Ma Di Maio è contro Salvini: “Roba vintage come il telefono a gettoni”
Non si ricompone ancora del tutto la tensione tra Lega e M5s sul tema di come debbano essere correttamente smaltiti i rifiuti. È vero che lunedì 19 novembre una nota congiunta del premier Giuseppe Conte e dei vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini annuncia una tregua. Ma le posizioni non sembrano facilmente conciliabili in via definitiva.
LA NOTA DI CONTE, DI MAIO E SALVINI
“Il governo lavora a una soluzione condivisa e senza polemiche. L’obiettivo è sempre la tutela della salute e del territorio – recita la nota congiunta -. Il contratto di governo sul tema generale dei rifiuti esprime un chiaro indirizzo politico-amministrativo: dobbiamo lavorare per realizzare quanto prima una completa economia circolare e rendere ‘verde’ il nostro sistema economico”. La “soluzione condivisa”, dunque, ancora non c’è. Il governo assicura che ci sta lavorando.
ATTILIO FONTANA
Come riporta il sito del TgCom 24, mentre il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, attacca il vicepremier Luigi Di Maio e minaccia di smettere di smaltire quelli che provengono dal Sud, il capo politico dei pentastellati resta sulla sua linea a parla degli inceneritori definendoli “roba vintage”. A difesa di Fontana arriva anche Matteo Salvini: “La Lombardia e il Paese non tornano indietro”. “Se Di Maio pensa che i nostri impianti inquinino, allora devo dire che non accetteremo più i rifiuti del Sud. Chiederemo allo Stato di modificare la norma che ce lo impone”, ha detto il governatore della Regione Lombardia.
LUIGI DI MAIO
“I 13 inceneritori della Lombardia non solo sono puliti ma anche assolutamente controllati – ha spiegato a La Stampa il governatore leghista – subiscono 30 milioni di controlli all’anno da parte di Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, ndr.). Come si fa a dire che non li si vuole al Sud dove il problema dello smaltimento rifiuti è endemico?”. Di Maio però ribadisce la sua linea. “Credo che come sempre alla fine tutte le diversità di vedute nel governo si superano. Quando ci vediamo e ci mettiamo al tavolo alla fine si va sempre va avanti. Ma oggi parlare di inceneritori è come parlare della cabina telefonica col telefono a gettoni. Qualcuno può essere anche ancora affascinato dal vintage ma sempre vintage rimane“, dice il vicepremier in merito alle polemiche sui rifiuti in Campania.
MATTEO SALVINI
“In Campania abbiamo già il secondo termovalorizzatore d’Europa, è inutile parlare di costruirne altri. È stato innescato un dibattito vecchio di venti anni visto che oggi questo tipo di strutture viene ritenuto scientificamente superato. Abbiamo bisogno, piuttosto, di un ciclo integrato”, spiega il vicepremier, intervistato da Il Mattino, che torna a stoppare l’idea di realizzare nuovi inceneritori ipotizzando di tagliare l’imposta sui rifiuti a chi fa la raccolta differenziata. Anche Salvini non cambia la sua posizione. “La Lombardia non torna indietro, anzi l’obiettivo è che anche altre regioni vadano avanti. Non voglio un paese che torni indietro” spiega il ministro sposando la linea del governatore lombardo.
BARBARA LEZZI
Le parole di Fontana e Salvini sono una risposta anche al ministro per il Sud, Barbara Lezzi. “Quella sui rifiuti è una situazione di forte affanno, non di emergenza. Occorre poi fare un distinguo tra il tema degli inceneritori e quello roghi”, spiega Lezzi, in un’intervista al Corriere della Sera. “Il tema dei roghi è prioritariamente un tema di ordine pubblico. Aggiungo che il tema dei roghi non riguarda soltanto il Sud, anzi: negli ultimi due anni ce ne sono stati oltre 300, diffusi in tutta Italia e proprio recentemente sono avvenuti anche in Lombardia. La questione dunque è nazionale e come tale il governo intende affrontarla”.
SERGIO COSTA
Sul tema è intervenuto con una nota il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “Siamo dell’opinione che gli inceneritori non servano, anche superando il concetto ideologico. La domanda è: l’inceneritore serve al sistema italiano? La risposta è che non serve incrementarne il numero. Questa risposta ce la danno due Regioni: il Veneto, che ha chiuso due inceneritori, e la Lombardia, che sta per chiuderne quattro perché non si riescono più ad alimentare. Questo perché, fortunatamente e per capacità dell’Italia, la differenziata sta crescendo molto”. Costa ha poi aggiunto: “Gli inceneritori sono il contrario della raccolta differenziata, più incenerimento meno raccolta differenziata. Se la raccolta differenziata cresce, cosa ‘dai da mangiare’ agli inceneritori? Quindi è un progetto a perdere”.
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