A oltre tre mesi dal crollo del ponte autostradale Morandi (lo scorso 14 agosto), è legge il decreto su Genova e “altre emergenze”. E si scatena la bagarre sul ministro Danilo Toninelli, reo di avere platealmente esultato. Il testo, riporta il sito dell’Ansa, è stato approvato oggi 15 novembre dal Senato con 167 voti favorevoli, 49 contrari e 53 astensioni. Il provvedimento era passato alla Camera il 1 novembre, dopo una seduta notturna. Sono 10 i senatori M5s che non hanno preso parte alla votazione: Vittoria Deledda Bogo, Alfonso Ciampolillo, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Luigi Di Marzio, Elena Fattori, Michele Giarrusso, Cinzia Leone, Paola Nugnes e Mario Turco.
“Votiamo no a questo decreto per scelta delle opposizioni: di fronte alle tragedia o si chiede alle opposizioni un patto, o si fa in modo che l’opposizione sia l’alibi per coprire le proprie incapacità”. Lo ha detto l’ex premier, Matteo Renzi, intervenendo al Senato in sede di dichiarazione di voto. “Nelle ore successive alla tragedia – ha attaccato Renzi – avete gettato fango sulle opposizioni, dicendo il falso. Luigi Di Maio sappia che non abbiamo approvato la concessione ad Autostrade, quello l’ha fatto il giovane deputato Matteo Salvini. Poi – ha aggiunto – è falso che il Pd abbia preso soldi da Autostrade, che invece ha finanziato la Lega nord per l’Indipendenza della Padania”. “Ricordo quanto fu indecoroso il comportamento di Rocco Casalino, il portavoce di Palazzo Chigi, quando mandò ai giornalisti un messaggio in cui chiedeva di mettere in evidenza i fischi al Pd: quanta demagogia di fronte a 43 vittime”. Lo ha detto l’ex premier, Matteo Renzi, nel suo intervento in sede di dichiarazione di voto, al Senato, sul decreto Genova.
L’Aula del Senato ha sospeso poi per qualche minuto la seduta dopo l’approvazione del decreto Genova e altre emergenze, in un clima di bagarre. Poco prima, alcuni senatori del Pd avevano mostrato il fascicolo del provvedimento, con il presidente del Senato Casellati che ha subito chiesto di mettere giù i fascicoli. Ma a scatenare le polemiche il pugno alzato del ministro Toninelli per festeggiare il voto. “È inaccettabile e indecente quello che ha fatto il ministro. Non gli chiediamo di condividere o comprendere quello che stiamo dicendo, ma ascolti e dia il buon esempio alle scolaresche che ci stanno guardando”, afferma la capogruppo di Forza Italia, Annamaria Bernini, e ha esortato il ministro a non venire più in Aula “ad alzare i pugni”.
Non era in Aula il senatore M5s Gregorio De Falco quando il decreto Genova è andato in votazione. Il senatore, intercettato fuori dall’Aula, ha mostrato sorpresa alla notizia dell’avvenuta votazione: “Hanno votato? Ma la seduta non era sospesa?” ha affermato correndo verso l’Aula. “Quei 43 morti pesano sulla coscienza di tutti: francamente avrei desiderato un’Aula diversa”. Lo ha detto con un certo rammarico, rispetto agli scontri in Aula, la Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, raccogliendo applausi. “Genova è ancora una ferita aperta, quindi accolgo l’invito del Senatore Marcucci e rispettare un minuto di silenzio”, ha aggiunto Casellati, dando inizio a un minuto di silenzio dell’Aula. Soddisfazione dal premier, Giuseppe Conte: “Il decreto Genova è legge. Risorse e aiuti concreti alle famiglie che hanno perso la casa, sostegno a imprese e cittadini. Avevo promesso che non avrei mai abbandonato la città in ginocchio. Il governo è al vostro fianco, Genova si rialza”, scrive, in un tweet.
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