Alessandro Di Battista (M5S) ha annunciato il suo rientro in Italia dal Centro America per fine anno. E cominciano le polemiche a distanza, per il momento a colpi di fioretto, con la Lega e Matteo Salvini in particolare. Il leader leghista lo prende pubblicamente in giro. “Lo invidio profondamente – ha dichiarato il ministro dell’Interno a Otto e mezzo da Lilli Gruber – si sta godendo la vita con la moglie e il figlio”. Come è noto Di Battista è il capo carismatico dell’ala più di sinistra del Movimento 5 Stelle. E non vede di buon occhio l’alleanza stretta da Luigi Di Maio con Salvini. In Italia ha lasciato il padre Vittorio che usa Facebook come clava contro l’esecutivo. “Ca’ nisciuno è fesso – scriveva in uno degli ultimi sul social network – il compromesso mi sta bene. La riforma della prescrizione dal 2020. Benissimo. Il decreto Sicurezza dal 2020. Se poi salta tutto, prima del 2020, tanti fianiromani. Lezioncina di storia Patria: Muzio Scevola ci mise la mano, il sottoscritto non ci mette la mano e neppure altro”.
Anche Alessandro Di Battista pungola, attacca e sferza appena ne ha l’occasione. Lo fa con post ben calibrati su Facebook, ricordando la sua presenza nei “reoportage” che il Fatto Quotidiano gli pubblica e rilasciando qua e là interviste critiche con l’operato dell’esecutivo Conte, come sottolinea il sito del Giornale. “Mi chiedete in tanti di tornare – scriveva un paio di giorni fa su Facebook – presto, presto torneremo. Mancano meno di due mesi, poi vediamo cosa succede e vedremo che faremo. Per adesso facciamo documentari, scriviamo. Io scrivo reportage”.
Continuare ad annunciare il proprio ritorno, come sottolinea oggi 9 novembre il Corriere della Sera, suona come una sorta di minaccia al governo e rischia seriamente di far saltare l’alleanza tra il Movimento 5 Stelle e la Lega. Non è un caso se Dibba si fiondi a commentare solo le misure che richiamano maggiormente la pancia della base grillina. “So che il M5S sull’anticorruzione deve essere molto, molto duro“, scriveva sempre su Facebook mentre la maggioranza stentava a trovare un’alleanza sul ddl anti corruzione. “Per me la prescrizione dovrebbe essere sospesa quando c’è il rinvio a giudizio e non dopo il primo grado perché questo istituto ha favorito solo i ladri in questo Paese – spiegava – bisogna capire da che parte sta la Lega, e si capisce su questa roba qua, si capirà a breve se la Lega sta pensando un minimo al Paese o l’unico paese a cui pensa sia Arcore”.
All’ennesima provocazione Salvini aveva risposto con una battuta feroce: “La fiducia al mio decreto l’hanno votata i 5 Stelle e non Forza Italia. C’è il fuso orario, avviseranno Di Battista… se prendo un impegno lo rispetto fino in fondo”. Il problema politico, però, resta. Almeno per il Movimento 5 Stelle. Anche perché l’obiettivo di Di Battista è portare il partito più a sinistra. Dalla sua avrebbe un’altro grillino duro e puro come Roberto Fico. E così continuare a ripetere che sta per tornare in Italia significa anche ricordare a Di Maio che la sua leadership non è così scontata.
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