“Chi di noi è online vede i suoi diritti e le sue libertà minacciate”, ha affermato sir Tim Berners-Lee al Web Summit in corso a Lisbona in questi giorni. “Abbiamo un nuovo contratto per il web, con chiare responsabilità per coloro che hanno il potere di rendere” la rete migliore. E adesso Google e Facebook appoggiano i nuovi standard messi a punto da Tim Berners-Lee, il fondatore del World Wide Web che solo la scorsa settimana ha sostenuto l’ipotesi di uno spezzatino dei colossi della Silicon Valley per ridurre il monopolio sulla Rete. Il nuovo “Contratto per il web” – riporta il Financial Times – richiede alle società internet di rispettare la privacy sui dati e sostenere il meglio dell’umanità.
Quasi 60 aziende, governi e business leader hanno firmato il contratto, inclusi Google, Facebook, il governo francese e il miliardario Richard Branson. Amazon, una delle aziende che Berners-Lee ritiene debba essere divisa perché troppo grande e forte, non avrebbe firmato. Tim Berners-Lee ha lanciato in ottobre Solid, una piattaforma open source sviluppata in collaborazione con il Mit (Massachusetts Institute of Technology) che permette di decentralizzare la gestione dei dati, lasciando gli utenti liberi di decidere dove le proprie informazioni vanno, chi le legge e quali app possono prenderle. Tutto ruota attorno ‘Solid Pod’ definito come “un vostro sito Web privato con i dati interoperabili con tutte le app”. In pratica, è una sorta di silos dove vengono immagazzinate tutte le nostre informazioni personali che verranno “linkati” dall’esterno per poter essere utilizzati. La finalità del progetto è “True data ownership”, cioè il vero controllo dei propri dati, attorno al quale si sta costituendo una community.
Nel mondo, però, la crescita dell’accesso a Internet ha subito un consistente rallentamento: in dieci anni, dal 2007 al 2017 a livello globale ha perso più di dieci punti percentuali, passando da un rialzo del 19% ad uno inferiore al 6%. A lanciare l’allarme è stato un rapporto, di cui ha dato anticipazione il Guardian, basato sui dati delle Nazioni Unite. Sarà pubblicato a novembre dalla Web Foundation, l’organizzazione fondata da Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web. Secondo il documento, il ritmo di crescita dell’accesso a Internet ha avuto una brusca battuta d’arresto dal 2015, nonostante la propulsività della Cina che è a quota 800 milioni di persone connesse. Più svantaggiate le persone che vivono nelle aree più povere o isolate del mondo, le donne più degli uomini. In particolare le donne africane sono risultate le più colpite da questo rallentamento. Nel 2014 le Nazioni Unite avevano predetto che la metà del mondo sarebbe stato online, ma con il calo questo traguardo non si raggiungerà prima del 2019.
Quella del 2018 è la terza edizione del Web Summit che si svolge a Lisbona. Già nell’anno del suo esordio, il 2016, l’evento aveva riscosso grande successo richiamando 53.000 visitatori, un dato che da quel momento è aumentato di volta in volta. Per una manifestazione che riunisce fondatori e dirigenti delle aziende tecnologiche, oltre a startup in crescita e capi di stato per capire “in che direzione sta andando il futuro“, la capitale del Portogallo sembra essere il luogo ideale. Nell’ultimo anno, infatti, Lisbona ha attirato ben 350 milioni di dollari in investimenti, con numerose startup internazionali che scelgono la città come luogo in cui far sorgere la propria sede centrale.
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