Fuggito dopo la vittoria di Bolsonaro alle elezioni. Cesare Battisti, l’ex terrorista rosso dei Proletari armati per il comunismo (Pac), che da anni è latitante in Brasile, è adesso irreperibile da giorni, secondo La Stampa. In Italia Battisti è stato condannato in contumacia a due ergastoli per quattro omicidi compiuti fra il 1978 e il 1979. “Era qui domenica, poi non l’ho visto più“, dicono i testimoni di Cananeia, la località dove abita da aprile scorso, sentiti dal quotidiano di Torino. Domenica scorsa l’ultra conservatore Jair Bolsonaro ha vinto le elezioni presidenziali promettendo all’Italia l’estradizione del latitante protetto in Brasile grazie alla clemenza concessa dall’ex presidente Lula da Silva.
Secondo un vicino di casa “da lunedì non c’è nessuno in casa, la sua Prisma grigia è parcheggiata nel cortiletto, da fuori sembra tutto in ordine, come quando parte per le ferie. Mario racconta che ultimamente c’è stato molto movimento, c’era una coppia straniera con un bambino. Dalla descrizione dovrebbe essere Valentine, la figlia maggiore di Battisti, che oggi ha 33 anni e fino ad ora era venuta solo due volte a visitarlo in Brasile”. “Al bar dove compra le ricariche telefoniche almeno due volte a settimana non lo vedono da dieci giorni”, si legge ancora. Il direttore del tribunale di Cananeia Anderson Nascimento dice: “Il braccialetto elettronico è stato tolto in aprile, il mese dopo è caduto anche l’obbligo di firma una volta al mese” e “all’ambasciata italiana confermano che Battisti non può uscire dal Brasile, ma che è libero di circolare in tutto il Paese”.
LE TAPPE DELLE VICENDA BATTISTI CHE DURA DA 37 ANNI
1979 – L’ex militante rosso viene arrestato per banda armata.
Anni ’80 – Il 4 ottobre 1981 riesce a evadere dal carcere di Frosinone e a fuggire in Francia. Per un anno vive da clandestino a Parigi. Poi si trasferisce con la compagna in Messico dove nasce la sua prima figlia. Nel frattempo i giudici italiani lo condannano in contumacia all’ergastolo per i 4 omicidi. Comincia una caccia che dura 36 anni.
1990 – Battisti torna a Parigi e frequenta la comunità di rifugiati italiani che vive lì grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand: l’impegno dell’allora presidente francese a dare ospitalità ai ricercati della giustizia italiana negli anni di piombo, in cambio della rinuncia alla violenza. Ma dopo poco tempo viene arrestato dopo una richiesta di estradizione del governo italiano.
1991 – in aprile, dopo quattro mesi di detenzione, la Chambre d’accusation di Parigi lo dichiara non estradabile: Battisti torna libero.
2002 – riparte la richiesta del governo italiano per l’estradizione. In Francia, intanto, Battisti è diventato uno scrittore di successo, e il mondo degli intellettuali della sinistra si schiera a suo favore.
2004 – a febbraio ottiene la cittadinanza francese. Ma l’estradizione viene concessa dalle autorità d’Oltralpe il 30 giugno 2004. A seguito di tale provvedimento, Battisti, ad agosto, fugge e torna alla latitanza.
2007 – viene arrestato in Brasile il 18 marzo, ma l’ex leader dei Pac si rivolge allo Stato brasiliano e chiede lo status di rifugiato politico.
2008 – il 28 novembre il Comitato nazionale per i rifugiati del governo brasiliano, organo di prima istanza per le richieste di asilo politico, respinge la richiesta dell’ex terrorista. L’estradizione sembra più vicina.
2009 – “Se torno in Italia mi ammazzano” avverte Battisti, dal carcere di Papuda, Brasilia. Il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, pochi giorni dopo gli concede lo status di rifugiato politico. La concessione dello status di rifugiato politico crea forti dissapori tra Italia e Brasile, tanto che il governo italiano richiama l’ambasciatore in segno di protesta.
2010 – Il 16 aprile il Tribunale supremo pubblica il testo della sentenza con la quale aveva dato il via all’estradizione. La decisione finale rimane nelle mani di Lula che, nell’ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre, annuncia di non voler concedere l’estradizione
2011 – Dilma Roussef subentra alla presidenza e ribadisce quanto deciso dal suo predecessore con una lettera al capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano.
2015 – il 3 marzo scorso la Giustizia federale brasiliana decide di annullare l’atto del Governo federale che consentiva la permanenza nel Paese sudamericano di Cesare Battisti. Il legale dell’italiano preannuncia ricorso. Battisti viene arrestato il 12 marzo ma scarcerato dopo 7 ore al termine dell’esame del ricorso avanzato dal proprio legale.
2017 – a fine settembre l’Italia torna alla carica e coglie l’occasione del cambio alla presidenza del Brasile per chiedere la revisione della decisione di Lula. Il capo di Stato brasiliano, Michel Temer, si era espresso a favore dell’estradizione e Battisti presenta ricorso al Tribunale Supremo nell’eventualità di una decisione sfavorevole per lui. L’ex terrorista tenta di scappare in Bolivia, ma viene arrestato alla frontiera.
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