Questa settimana la rubrica di Velvet Mag “In Libreria” consiglia 5 novità editoriali: la battaglia contro la mafia di un giornalista in trincea; un grande romanzo storico sui templari; la scrittura come espressione di sé e della vita; essenza e racconti del mondo del cinema; la vera storia del primo uomo che è sceso sulla Luna
Un morto ogni tanto di Paolo Borrometi
La verità nascosta dei templari di Esmeralda Batacchi
Sono passati trent’anni dalla persecuzione di Filippo il Bello ai danni dell’Ordine dei Templari e i monaci soldati sono riusciti a riorganizzare le loro file, in clandestinità. Ma alla morte dell’ultimo Gran Maestro una pesante eredità grava sulle spalle del Senescalco del Tempio. Armand di Altavilla deve affrontare la minaccia di una guerra fratricida nell’Ordine. I fratelli templari sono divisi tra il desiderio di vendetta e la necessità di proteggere a ogni costo il fine ultimo della loro esistenza. Riuscirà Armand a sanare questa pericolosa frattura? Oppure renderà vano il sacrificio di suo padre, Bernardo di Altavilla, e di tanti fratelli, morti fra atroci tormenti? Lo aspettano terribili battaglie tra la Scozia e le colonie d’Oltremare. Ma stavolta i Templari non saranno soli: mogli, figlie, sorelle e madri sono al loro fianco, agguerrite e determinate come veri soldati. Perché se i loro uomini sono disposti a morire per la fede, loro sono pronte a combattere per amore.
Bozze di Antonio Dikele Distefano
“Non ho scritto un romanzo. Ho scritto una cosa che vorrei che leggessi. Ho scritto che mi sento piccolo rispetto al mondo quando provo a capire come mi sento. Ho scritto che vorrei un amore di cui non devo preoccuparmi. Ho scritto che sono stanco. Se le mie parole ti piaceranno e sentirai che condividendole con altri possano essere d’aiuto fallo. Condividi quello che ho scritto con più persone possibili. Io ho iniziato a scrivere per questo. Perché volevo che le persone capissero quello che non riuscivo a descrivere a parole. Io che non ho mai saputo raccontare un’emozione mentre la sentivo. Quindi è tutto nelle tue mani.”
Cinema: il destino di raccontare di Giacomo Debenedetti
Se si escludono le bellissime pagine su Charlie Chaplin, il suo attore-feticcio, nel Romanzo del Novecento, il grande affresco di Giacomo Debenedetti sulle forme narrative del secolo breve, manca un capitolo, quello sul cinema, un’esperienza ormai alle spalle. Cinema: il destino di raccontare ricompone il capitolo mancante, attingendo dalle riviste letterarie e cinematografiche, e dai quotidiani, un gran numero di interventi che delineano il ritratto inedito di uno dei pochissimi scrittori di cinema in cui il rapporto fra teoria e pratica è forte e incisivo, la concretezza dei riferimenti assolutamente estranea al compiaciuto estetismo dei letterati imprestati al cinema. Il suo territorio d’elezione è il cinema americano, dove la sceneggiatura è in grado di “mettere tutto in movimento”. Se grazie alle prodigiose risorse della macchina produttiva tutto funziona, o quasi, il merito va anche agli attori e alle attrici. Sono loro che evocano le intermittenze del cuore. Soprattutto Katharine Hepburn che “ci fa toccare alcuni segni del Destino con la maiuscola”.
First Man, il primo uomo di James R. Hansen
“Sentii Buzz dire qualcosa sul contatto. Ma eravamo ancora sopra la coltre di sabbia, e non ero sicuro che avessimo davvero toccato. La spia poteva presentare un’anomalia e il mio istinto mi diceva di avvicinarmi ancora. Fu una questione di istanti. Il pericolo era di danneggiare il motore portandolo troppo vicino alla superficie lunare quando era ancora acceso. A ripensarci, la possibilità che qualcosa andasse storto esisteva…” Con queste parole preziose Neil Armstrong rievoca, soffermandosi su ogni singolo momento, l’epica impresa che, domenica 20 luglio 1969, fece di lui il primo uomo a mettere piede sulla Luna. Mentre milioni di persone sulla Terra lo seguivano ammutolite davanti al televisore per poi esplodere in un moto di gioia irripetibile, Neil compì quello che definì un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità. Ma non si trattò di una missione priva di rischi e imprevisti né fu un caso che sia stato proprio Armstrong a portarla a termine.
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