Durissima replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, fedelissimo di Matteo Salvini, alle accuse di Luigi Di Maio sulla “manina” misteriosa che avrebbe manipolato il testo del decreto fiscale. Per i dirigenti del Movimento Cinque Stelle sarebbe proprio Giorgetti, col sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, il regista dell’operazione. “Io sono una persona per bene. Non consento a nessuno di alludere a complotti e trame oscure, con dichiarazioni così scomposte – dice Giorgetti in un’intervista a Repubblica oggi 19 ottobre -. Se si continua ad attaccare chi prova a tenere in piedi la baracca, il governo non andrà molto lontano. Spero Luigi Di Maio ci vada davvero, in procura. Scoprirà che la famosa manina è in casa loro. Ma occhio, così loro si vanno a schiantare”.
“Per dieci giorni“, ricorda Giorgetti, “al ministero dell’Economia è stato discusso il passaggio della cosiddetta pace fiscale relativo alla dichiarazione integrativa. Ne hanno parlato approfonditamente i nostri Bitonci e Garavaglia con la viceministra del M5S Castelli. Poi il presidente Conte con Salvini e Di Maio, e nel vertice che precede il Consiglio dei ministri di lunedì, decidono di porre un limite di 100 mila euro e la norma è stata formulata nella sua interezza, nel testo che conoscete tutti”.
“Sarebbe stato assurdo“, prosegue, “non concedere l’ombrello di non punibilità per reati fiscali a chi accetta di venire allo scoperto e pagare“. Ma secondo gli alleati in Consiglio dei ministri o dopo sarebbe intervenuta la manina: quella di Giorgetti, appunto. “E no”, puntualizza, “Io ho seguito i lavori fino all’approvazione dell’articolo 6. La norma contestata è contenuta all’articolo 9. E lì non so cosa sia successo, non c’ero e non sono stato io a redigere il verbale. Non so chi lo abbia fatto. Da quel che mi è stato riferito il decreto è stato approvato dopo che il premier Conte ha supervisionato il testo apportando le modifiche ritenute necessarie”.
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